32 febbraioLo spread spiegato a mia nonna

E' ritornato, prepotentemente, a ritagliare il suo spazio. Un veloce "ripasso" per "conoscere il nemico". Spread di qua, spread di là: è di certo questo il tema principe degli ultimi 12 mesi, la p...

E’ ritornato, prepotentemente, a ritagliare il suo spazio. Un veloce “ripasso” per “conoscere il nemico”.

Spread di qua, spread di là: è di certo questo il tema principe degli ultimi 12 mesi, la parola che ormai quotidianamente imperversa nella vita di tutti e che influisce, in maniera indiretta ma netta, sui bilanci della famiglie. Ma siamo sicuri di sapere cosa sia? Anche perchè, le Iene lo dimostrano, il dubbio è insito anche in molti dei nostri parlamentari.
Ogni paese ha un determinato debito pubblico che si è accumulato nel corso degli anni per una forte differenza tra introiti e spese. Tale debito in Italia ha raggiunto oltre 1.909.192.000.000 di euro (quasi duemila miliardi per intenderci). Per coprire tale debito, e reperire liquidità necessaria per la normale amministrazione, un paese emette delle obbligazioni ottenendo dei prestiti da banche e risparmiatori e rimborsando il capitale dopo 3, 5, 10 anni con un determinato tasso di rendimento. Più alto è il tasso, maggiori sono le spese per sostenere il debito.
Spread è un termine inglese che, nella quotidianità, indica scarto, differenza. Nel campo economico si parla di “credit spread” che definisce la differenza tra i tassi di rendimento dei titoli di un dato paese con titoli a basso tasso di rischio di un altro paese preso come riferimento per la sua solidità economica (nel caso dell’Europa si tratta della Germania). Lo spread tanto vituperato riguarda dunque la differenza del tasso di interesse tra i titoli di stato tedeschi (i Bund) e i titoli di stato italiani (i Btp). Maggiore è lo spread, maggiori sono i costi di sostenibilità del debito, maggiore è il rischio che il paese più debole possa andare incontro alla mancanza di denaro e al fallimento (il default).
Il valore dello spread tra Italia e Germania viaggia in questi giorni, nuovamente, su valori record a causa dell’alto tasso di rendimento dei titoli di stato italiani che corrisponde al rischio percepito dai risparmiatori sul default del nostro paese. L’Italia dunque, di questi tempi, può indebitarsi con un tasso (altissimo) del 7% che, per essere sostenuto, necessita delle numerose manovre economiche che, insistentemente, stanno mettendo le mani nelle tasche degli Italiani.
Per far si che lo spread, molte volte oltre la soglia di pericolo dei 500 punti (che corrisponde ad una differenza del 5% tra i titoli italiani e tedeschi), ritorni a livelli di “serenità” serve ottenere la “fiducia” degli investitori e dei mercati. Tale fiducia, uno dei motivi che hanno portato Monti a Palazzo Chigi, si può raggiungere garantendo la salute del paese attraverso serie riforme strutturali, solidità politica, rilancio economico, liberalizzazioni, ma anche tasse..

Da “Il Clandestino” – Gennaio 2012

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