A fronte della crisi ormai strutturale di FIAT in Europa, e del crollo delle vendite, l’amministratore delegato Sergio Marchionne attacca il suo maggiore concorrente e si appella alla Commissione Europea per razionalizzare l’industria. Lui parla di overcapacity produttiva, di sconti impossibili… mentre i tedeschi continuano a investire in Europa come in Cina (15 miliardi di Euro nel nord-ovest della Cina, tanto per cambiare) e a crescere.
Volkswagen con un utile operativo del primo semestre in crescita, arrivato a 6.49 miliardi di Euro, e con le vendite in crescita in Cina come negli Stati Uniti dimostra che investire e rinnovarsi porta a risultati nel medio – lungo termine, mentre FIAT ha fatto il gioco delle tre carte per entrare nel mercato americano e restando immobile in Italia. Persino i mezzi pesanti tedeschi, in tempi di crisi come questi, aumentano le vendite e non risulta a nessuno che stiano vendendo in regime di dumping.
Ma allora di cosa stiamo parlando?
Io mi chiedo se non sia il caso di verificare se il corrente management di FIAT sia all’altezza nel comprendere la situazione e di quali siano i problemi e su dove e come investire.
In Italia i nostri media e la FIAT (che paga la pubblicità su di essi…..) fanno passare il messaggio che la crisi è Europea, che il costo del lavoro è alto, che l’efficienza degli operai è un problema etc.
Come fanno allora i concorrenti tedeschi a battere record su records di utili e nello stesso tempo a pagare gli operai il doppio di quello che paga la FIAT in Italia? È sempre e solo un problema dell’efficienza degli operai o forse non è il caso di verificare certe scelte strategiche che hanno portato la FIAT alla situazione attuale?
L’ottimizzazione della produzione, la valorizzazione della fornitura e dei fornitori, ha portato alla fine a dei risparmi e sinergie che hanno anche fatto crescere l’indotto sia in Europa sia in Cina.
In Cina come in altrove, Volkswagen offre più di 30 modelli e continua a studiarne dei nuovi crescendo del 15-20% l’anno mentre la FIAT si ritrova all’ennesimo tentativo di partire con una produzione dove a mala pena usciranno a breve 2-3 modelli e, molto probabilmente come è successo in precedenza con la Palio e la Siena, di difficile gradimento al consumatore cinese. E ci propina la 500 in tutte le salse (ora persino con la macchina per il caffè espresso nel cruscotto!!) e senza ascoltare il mercato.
Volkswagen ha poi da sempre valorizzato i marchi che ha acquisito nel tempo (come Skoda, Audi, Seat, etc) mentre FIAT ha appiattito marchi come Alfa Romeo e Lancia sul marchio FIAT, svalutandoli.
Non investire in nuovi modelli, differenziando l’offerta e il rischio, e senza puntare su nuove tecnologie alla fine sarà fatale alla FIAT.
Purtroppo è il male di grandi famiglie italiane, di imprenditori che preferiscono aspettare piuttosto che investire e cercare di crescere in momenti di crisi.
Il mercato sta premiando chi ha rischiato e ha avuto una visione globale puntando sul mercato del XXI secolo, quello asiatico, e premiando e coinvolgendo i lavoratori, che hanno sostenuto il successo, e non umiliandoli come sta accadendo in Italia. FIAT guarda ancora a modelli che andavano bene negli anni ’60 del secolo scorso e fin tanto non si guarderà al futuro non potrà che andare peggio.
Credo che solo un cambiamento radicale al veritice di FIAT potrà portare una visione più moderna e lungimirante, sempre se la famiglia Agnelli sia pronta a sostenere gli investimenti per la svolta. Il mercato ha scoperto il bluf di Marchionne ed è ora di cambiare.