Main StreetPazzo per i BTp: diario immaginario di un investitore

Era dal 2005 che non mi immergevo così a fondo nel mercato obbligazionario. Allora i mutui supbrime erano diventati la mia ossessione: me ne stavo seduto dieci ore al giorno in ufficio a leggere li...

Era dal 2005 che non mi immergevo così a fondo nel mercato obbligazionario. Allora i mutui supbrime erano diventati la mia ossessione: me ne stavo seduto dieci ore al giorno in ufficio a leggere libri, articoli e prospetti informativi. Volevo capire il funzionamento delle obbligazioni garantite da mutui in cui l’acquirente di un immobile poteva non pagare un soldo, le banche gli concedevano ugualmente il prestito e un investitore mediamente scaltro poteva intascare un sacco di soldi. Appresi tutto ciò che potevo su quella strana dinamica e sui modi in cui il denaro veniva ceduto e preso a prestito.
In questi mesi ho replicato la cosa sul debito pubblico, con il vantaggio di aver scoperto nel frattempo i credit default swap (CDS), che in realtà non sono dei veri e propri swap, se con questo termine ci riferiamo ai contratti con cui le controparti si scambiano flussi di denaro, bensì una vera e propria polizza di assicurazione contro il rischio di insolvenza di un’azienda o di un paese. Ad esempio, paghi un premio di 485 mila euro l’anno per sottoscrivere un CDS a 5 anni su debito pubblico italiano del valore totale di 10 milioni di euro. La somma più alta che puoi guadagnare sono appunto 10 milioni di euro qualora l’Italia fosse insolvente in un qualunque momento dei cinque anni successivi e i detentori dei titoli di stato non avessero recuperato un euro.
Il 27 luglio 2012, mentre mi trovavo da solo nel mio ufficio con la porta chiusa e le veneziane abbassate, ebbi un’idea: visto l’impegno di Mario Draghi – una persona assolutamente credibile – a salvaguardia dell’eurozona, l’indomani avrei comprato BTp in asta.
L’illuminazione mi venne mentre leggevo un libro dedicato all’evoluzione del mercato obbligazionario europeo. In occasione della recente asta del 28 giugno 2012 il Tesoro italiano ha collocato 2,5 miliardi di euro di BTp quinquennali ad un tasso del 5,84%. Se Draghi tiene fede agli impegni, questo rendimento così elevato è destinato a sgonfiarsi. L’asta del 30 luglio potrebbe essere una delle ultime occasioni per spuntare un rendimento superiore al 5% sui bond italiani a 5 anni. Il presidente della Bce ha lanciato un’offensiva molto seria alla crisi del debito sovrano europeo, sta costruendo consenso intorno a un piano per ridurre drasticamente il costo di rifinanziamento del debito pubblico di Spagna e Italia. Se riesce a convincere anche quel “falco” del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, non è da escludere che il fondo salva-Stati potrebbe ottenere la licenza bancaria e a quel punto siamo a cavallo.
Il CDS avrebbe risolto il problema più spinoso legato alla mia intuizione: la tempistica. Le trattative tra i capoccia europei si sarebbero protratte per un po’. Finché c’è rischio che il piano Draghi vada in barca, io mi tengo in portafoglio i CDS. Appena viene formalizzato il piano, li scarico sul mercato.
Ore 11:20 del 30 luglio 2012. Il Tesoro mi assegna 10 milioni di BTp con scadenza al giugno 2017, ad un rendimento ancora tutto sommato elevato: il 5,29% (contemporaneamente il Belgio ha piazzato un titolo omologo all’1,339%, un tasso di quasi 4 punti percentuali inferiore a quello chiesto dal mercato all’Italia).
Ne deduco che sul mercato in pochi, apparentemente, hanno avuto la mia stessa intuizione.

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