Perché Camila Giorgi diventerà numero uno del mondo

L'avventura di Wimbledon fin dentro agli ottavi di finale. Sei partite, compreso il purgatorio delle qualificazioni, senza perdere un set contro avversarie pluritotolate come Flavia Pennetta e Nad...

L’avventura di Wimbledon fin dentro agli ottavi di finale. Sei partite, compreso il purgatorio delle qualificazioni, senza perdere un set contro avversarie pluritotolate come Flavia Pennetta e Nadia Petrova. Poi la sconfitta con la numero tre del mondo Agnieszka Radwanska. Per Camila Giorgi, nuova stellina del tennis italiano, è la fine di una favola e l’inizio della vita vera che la fa entrare nella top 100, proiettata in pianta stabile nel mondo dei grandi. Perché è lì che Camila ha dimostrato di poter competere, magari migliorando la gestione del gioco, per puntare al primo posto del ranking che il padre-coach le prefigura da anni.

Gli addetti ai lavori si sono accorti di lei. “E’ la prima ragazza che vedo giocare come Andre Agassi“, vaticinò, tempo addietro, Adriano Panatta. Oggi anche i venerabili Rino Tommasi e Gianni Clerici trovano conferme nella biondina del 1991, talentuosa ambasciatrice di un gioco d’attacco senza timori reverenziali, braccio solido e rapidità di gambe. Con prime e seconde di servizio sparate oltre i 150 km orari e rischi che neanche le regine degli Slam sognerebbero di prendersi. Poi c’è l’atteggiamento imperturbabile che in campo non concede smorfie di emozione e che a qualcuno ha ricordato lo sguardo di ghiaccio della prima Sharapova.

Camila ha pianto dopo la sconfitta con la Radwanska, dice di aver giocato “in modo orribile”. Dieci doppi falli e trenta errori non forzati sono troppi, ma i ventotto vincenti (contro gli undici della polacca) brillano come il miglior biglietto da visita per una ventenne che ha costruito la sua partita all’attacco, tanto champagne e pochissima paura, nonostante si misurasse contro la terza giocatrice al mondo. Certo, deve crescere, dosare e sgrezzarsi, ma l’Italia ha trovato la campionessa del futuro.

Non è un caso se in tribuna durante il match con la Petrova sedessero Venus Williams (“questa ragazza è brava, coraggiosa, tira tutto”) e gli emissari della nostra Federtennis che, appena qualche mese fa, le aveva rifiutato una wild card per gli Internazionali d’Italia e oggi le strappa la disponibilità per giocare la Fed Cup. Meglio tardi che mai, anche perché le pur brave Pennetta, Schiavone e Vinci sono alle prese con il fattore età. Più puntuali saranno gli sponsor, già al lavoro sottotraccia per firmare una che, oltre al talento, può esibire innegabili doti estetiche.

Il futuro si chiama Giorgi: lo sa il papà che la allena, lo auspica la mamma che le disegna gli abiti da gioco. E poco importa (si fa per dire) che in questi anni la famiglia abbia dovuto investire una cifra vicina ai 750.000 euro, spostando libri e racchette da Macerata a Miami, dove oggi risiede, passando per Pesaro, Como, Milano, Parigi, Barcellona e Valencia. La storia è sempre quella: il passaporto recita Italia e noi siamo in prima fila a tifare, salvo poi arrenderci al fatto che quelli bravi, per sfondare, debbano andarsene. Camila non fa una grinza, prende il borsone e ricomincia da Miami: “accanto al mio nome, qualunque sia il torneo, ci sarà sempre la sigla ITA”.

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