– Caro, ti devo lasciare.
– Te ne vai, hai qualcosa sul fuoco?
– No, ti lascio, me ne vado per sempre.
– E me lo dici così…
– Vuoi che mi cambi?
– Cosa ti prende?
– Mi sono accorta che non faccio mai l’amore.
– Ma non è vero, lo facciamo e anche molto.
– No: è già fatto, noi al massimo lo usiamo, ne prendiamo un po’, ce ne diamo, lo scambiamo, ma non lo facciamo noi, esisteva già, e io invece vorrei crearlo, inventarlo..
– Ma se due si amano è come se comunque lo creassero da zero.
– E’ come se, ma non è proprio così.
– E da quando la pensi in questo modo?
– Da un minuto: appena l’ho capito, l’ho detto, non ti nascondo nulla.
– Non pensi a quello che abbiamo passato insieme?
– E tu non pensi a quello che ci è passato davanti mentre eravamo insieme e non abbiamo visto, fermato, preso… Il passato non è ciò che non è più, ma ciò che è solo filato via e io voglio raggiungerlo, non è una questione di tempo. è una questione di dimensione, altra. Forse ci siamo ridimensionati, ma nel senso troppo relativo, dobbiamo ridimensionarci in un senso più largo.
– Ma non si può avere tutto.
– Ecco, come siamo ridotti dall’unica dimensione. Chi ha detto questa frase la prima volta, cosa intendeva e perché ci crediamo tutti senza ombra né dubbio? Possibile che “tutto” spaventi? Che assuefazione è mai questa che non ci permette altro che la parte permessa?
– Oggi sei strana, hai qualcosa di diverso e mi fai paura, non sei del tutto in te.
– Bella questa frase, caso. “Del tutto in te”. Cosa c’è del tutto in noi?
– Una parte.
-E io ho deciso che non mi basta più. Voglio provare a essere tutto, in me, non una parte.
– Ma non ci riuscirai mai.
– Chi lo dice?
– Io, gli altri, tutti.
– Tutti! A quel tutti però ci credi, allora c’è una possibilità che in questo caso si avveri…
– Intendevo non tutti, un totale, il totale non è proprio tutti.
– Esatto. La totalità non mi interessa, è comunque quel che risulta da una somma più un’altra somma, ecc. ecc. Io intendo tutto, anche quello che non risulta, che non è sommabile, enumerabile, calcolabile, appunto l’amore.
– Ma non sei mica Dio.
– Perché sono una donna o in generale?
– Tutte e due.
– Il tuo è un discrimine, un discrimine contro l’umanità.
– Se vuoi andare vai: hai la vita davanti.
– Esatto: e voglio raggiungerla, non stare più dietro.
(Alessandro Bergonzoni, Aprimi Cielo, il Venerdì di Repubblica del 15 giugno 2012)