Keynes BlogVertice UE: i mercati (per ora) abbassano lo spread, ma non è cambiato nulla

C’è davvero un che di irrazionale nelle valutazioni che stanno dilagando nella stampa italiana circa il presunto successo del Summit europeo del 28 e 29 giugno. Avevamo riportato sabato 30 giugno ...

C’è davvero un che di irrazionale nelle valutazioni che stanno dilagando nella stampa italiana circa il presunto successo del Summit europeo del 28 e 29 giugno. Avevamo riportato sabato 30 giugno i giudizi di una serie di economisti circa l’inconsistenza delle misure prese ai fin i di un risolleva mento dell’eurozona, siamo stati travolti dall’euforia dilagante, “certificata” in qualche modo dai positivi segnali dei mercati. Per capire come questo punto di vista sia effimero, niente di meglio allora che “interloquire” con un esperto di mercati, che troviamo netto e puntuale sulle pagine di Project Syndicate del 1° luglio. Si tratta di Christopher T. Mahoney, già vice-presidente di Moody’s, che tra lo stupito e il divertito spiega:

C’è un vecchio detto che recita che il bronzo è il metallo che ha un dottorato in economia. Bene, dal mio punto di vista, si potrebbe dire che il mercato azionario ha una laurea in “disabilità nell’apprendimento”. Ai lettori vorrei ricordare il fatto che l’indice di S&P raggiunse il suo picco nell’ottobre del 2007 proprio quando ci fu un congelamento dei mercati creditizi e l’indice di prezzo dei CDO crollò.

Negli ultimi tempi, ogni volta che che c’è un summit dell’UE, nel mercato azionario esplode l’euforia: la crisi è finita! Il mercato è così stanco della crisi dell’euro, e così totalmente disinteressato in qualunque cosa ricada al di fuori dei suoi modelli sui rendimenti, che si aggrappa ad una qualsiasi pagliuzza che gli consenta di tornare a studiare gli effetti “sorpresa” di quei modelli.

Non vedo proprio nulla che abbia valore sostanziale nella ripresa dei mercati di venerdì scorso.

Cosa si è realizzato a Bruxelles? Non molto, per quel che mi consta:

  1. Un pacchetto di sostegno da 120 miliardi di euro che utilizza risorse esistenti nell’UE. Sbadiglio.

  2. Ricapitalizzazione diretta delle banche tramite EFSF/ESM, una volta che ogni membro dell’eurozona avrà ceduto la propria sovrintendenza sul sistema bancario a un regolatore di livello europeo che è ancora da definire. Un’inezia!

  3. Una sorta di meccanismo bizantino riguardante la priorità di risarcimento del ESM nei confronti delle banche spagnole che si suppone debba rassicurare i detentori di titoli.

  4. Permettere al EFSF/ESM di acquistare titoli del debito sovrano nel mercato secondario con un occhio alla riduzione dei rendimenti.

Cosa non c’è stato?

  1. Nessun accordo sull’unione fiscale, che è la precondizione della Germania sugli eurobonds.

  2. Nessun meccanismo in grado di consentire (o costringere) la BCE ad acquistare titoli pubblici nel mercato primario.

  3. Nessuna capacità “pubblica” di incidere su una politica monetaria espansiva della BCE.

  4. Nessuna risoluzione sulla Grecia, che si trova ancora nelle condizioni di rinegoziare il piano di salvataggio.

Potrei allora assumere che la reazione euforica dei mercati abbia voluto riflettere al visione o la speranza che Merkel e Schauble cambiassero significativamente il loro atteggiamento sul ruolo della Germania nella risoluzione della crisi dell’eurozona. Ma anche di questo non c’è stata traccia. Mi sembra un po’ come se la Merkel avesse voluto lanciare a Monti degli ossi così da lasciarla in pace e chiudere il contenzioso. La Merkel non voleva che pubblicamente si palesasse uno scontro con Francia, Italia e Spagna.

Ma anche volendo lasciar stare la Merkel, rimane la questioncina del Bundestag (che non ha ancora approvato il “patto fiscale”) e quella della Corte Costituzionale che guarda con attenta circospezione ad ogni possibile perdita di sovranità della Germania.

Ancora una volta, l’UE ha risolto gli aspetti più immediati della crisi (l’insolvenza delle banche spagnole) senza fornire alcun progetto di soluzione definitiva della crisi. Dal mio punto di vista si possono quindi fare per l’eurozona i seguenti scenari:

  1. Salta l’euro ed è il caos poiché i PIIGS debbono far fronte a costi spaventosi di prestito e al default.

  2. Si fa un’unione fiscale che consenta l’emissione di eurobond co-garantiti dal contribuente tedesco.

  3. La BCE mette in atto una politica monetaria espansiva (andando oltre il target stabilito per l’inflazione) e rifinanzia i PIIGS.

La Germania non vuole che si verifichi lo scenario n.1 e si prepara a ragionare sullo scenario n.2, ma nessuno fa i salti di fronte alla possibilità di cedere permanentemente sovranità a Berlino, e in ogni caso la questione richiede un nuovo trattato. La miglior soluzione sarebbe lo scenario n.3, ma non è stato preso in considerazione, e in ogni caso anche in questa ipotesi è necessario un nuovo trattato.

Ed ora le luci si spostano su Atene, dove il nuovo governo dovrà in breve scegliere tra l’imposizione di massici tagli di bilancio (e conseguenti rivolte) o l’uscita dall’eurozona (e conseguenti rivolte).”

http://www.project-syndicate.org/blog/what-happened-at-the-eu-summit-

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