Bestie e SovraniAlex Schwazer: il “paesaggio morale” dell’italiano medio

Alex Schwazer: basta il nome, e tutti a urlare la propria indignazione. Ci ha tradito, dicono. Perché avrebbe dovuto rappresentare il senso di sacrificio, esemplificato dallo sport, mentre ha contr...

Alex Schwazer: basta il nome, e tutti a urlare la propria indignazione. Ci ha tradito, dicono. Perché avrebbe dovuto rappresentare il senso di sacrificio, esemplificato dallo sport, mentre ha contribuito ancora una volta a far emergere le debolezze dell’umano.

Mi impressiona, dico sul serio, il livello così alto che ha raggiunto, per citare il Wittgenstein del Tractatus, lo “atteggiamento etico” del popolo italiano. Sempre il filosofo diceva che l’etica non è nel mondo, ma ne è condizione: nel senso che è trascendentale, difficilmente afferrabile da un discorso filosofico razionale, ma in un certo senso è ciò che rende possibile la filosofia stessa e il nostro mondo – quella cosa che è tale in relazione a una forma di vita, e che è limitata dal nostro linguaggio possibile.

In questo senso, la forma di vita dell’italiano, nel senso dell’umano italiano, sembra davvero immersa nel progresso e nel giudizio morale: evviva il bene, gridano in molti, e abbasso Schwazer che ci ha coperti di vergogna. Anche l’arma dei Carabienieri, fresca della lettura del Tractatus, probabilmente, sospende Schwazer dal suo incarico: non si sa mai che, mentre tutti sono pronti a dare addosso all’atleta, proprio le forze dell’ordine non si dimostrino integerrime.

C’è da essere soddisfatti, insomma, l’Italia è un paese che ha rigidi “paesaggi morali”, seguendo la tesi dell’etica innata del neuroscienziato Sam Harris: se sbagli, sei ancorato al paesaggio desertico e desolato del male, e sei respinto di peso dalla comunità. Una comunità, quella italiana, che ha sempre adottato questo sistema: giusto?

Perché quando abbiamo scoperto che cosa hanno fatto 28 poliziotti per le violenze alla scuola Diaz, immediatamente abbiamo ottenuto il loro licenziamento, dico bene? Perché quando abbiamo avuto la certezza che alcuni preti abusassero sessualmente di minori abbiamo immediatamente invocato le loro dimissioni, e abbiamo lapidato moralmente le loro figure sui giornali, o sbaglio?

E senz’altro, scoperto un premier che giocherella nel letto con una minore che dice essere nipote di Ḥosnī Mubarak, non abbiamo esitato a indignarci ottenendo un nuovo primo ministro, giusto? Sarcasmo, certo.

D’altronde questo mi resta quando continuo a vedere un paese che fa dei due pesi e due misure il suo leitmotiv: delle debolezze di un ragazzo che vive in un sistema, quello sportivo, ma direi anche culturale, che costringe a essere i migliori ci curiamo poco – perché noi siamo integerrimi, e non sbagliamo mai. Di una vita distrutta, noi italiani che baciamo le mani a preti pedofili e votiamo politici corrotti, non ce ne curiamo.

Perché lo sport, forse, è davvero troppo importante: «gli Italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre», diceva Winston Churchill. E aveva ragione: perché su Berlsuconi sono tutte calunnie, ma su Schwazer non si scherza – era pagato per farci sognare, era un automa cartesiano privo di stati mentali, un corpo che doveva solo marciare e pubblicizzare il mito del ragazzo buono, bello e bravo, col Kinder Bueno in una mano e la torcia olimpica nell’altra.

Era il fidanzato, il figlio … l’atleta. Ma forse era anche un ragazzo, con le paure e le speranze di un ragazzo, ma non lo abbiamo accettato. Sempre Wittgenstein, nel Tractatus, nella proposizione conclusiva per l’esattezza, invita a fare silenzio su tutte quelle cose che non possiamo sapere: e voi, cosa ne sapete della disperazione di un uomo allevato per essere perfetto?

Voi, Italiani integerrimi, che perdonate i pedofili e ladri: davvero non potete perdonare un uomo triste?

Una filosofa poco nota in Italia, Mary Midgley, sostiene che «uscire dal sistema morale sarebbe come uscire dall’atmosfera»: e ora ho capito perché in Italia non si respira.

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