Storie di un fisco minoreDue ore di fila, la colpa è di nessuno

Se le storie sono di un fisco minore, è giusto che il 7 agosto chi scrive rinunzi ai praticanti e si rechi personalmente  all’Agenzia delle Uscite per chiedere il rilascio del codice fiscale di un’...

Se le storie sono di un fisco minore, è giusto che il 7 agosto chi scrive rinunzi ai praticanti e si rechi personalmente all’Agenzia delle Uscite per chiedere il rilascio del codice fiscale di un’associazione. Avevo garantito che l’ avrei fatto, l’assenza dei collaboratori non è condizione necessaria e sufficiente per farmi diventare il comandante Schettino delle promesse. Ore 11.08, sono il prenotato EB 00057. Il display informa che è appena entrato il contribuente EB0019. Vado via, è giusto non irritarsi per la carenza di impiegati causa spending review che rallenta ma non interrompe il servizio pubblico, reato la cui commissione non mi va di invocare. Torno alle 11.55 e attendo. Arriva il mio turno. Il solerte e cortese addetto, che alle ore 12.25 mi riceve, chiarisce immediatamente: “Lo dica, lo scriva che dall’apertura dell’ufficio (Napoli 1, ndr) ho sbrigato 56 questioni prima di arrivare a lei: chiunque viene in Italia pretende (giustamente) il codice fiscale, prima si poteva chiedere on line, oggi no, per questo io lavoro come un matto”. Devo chiedere scusa ai miei praticanti, ho pensato male e questa volta do torto a Giulio Andreotti. Non vanno lì a perder tempo, effettivamente lo sportello del fisco è affollato. C’è l’anziano che minaccia querele, la signora che impreca contro il direttore, la segretaria che urla per l’attesa allucinante. Eppure siamo nel 2012. I computer e l’accesso remoto non risolvono. C’è da attendere e si attende. Chi osa lamentarsi appare ridicolo. Io non voglio diventarlo. Esco ed invio un sms alla fautrice dell’iniziativa: “Habemus codicum fiscalum. Ergo sumus”. Alleluia. E pazienza se EB 0057 ha dovuto attendere. Anche il Paradiso ebbe analogo trattamento. Nemmeno James Bond alias 00(05)7 potrebbe fare di meglio. Le cinque domande per chi ha la presunzione di fornire un modesto contributo al miglioramento del mondo (delle carte inutili) sono: 1) gli impiegati sono forse pochi rispetto alla platea contributiva? 2) Le modalità di risoluzione on line potrebbero aiutare? 3) Funziona così anche a Bologna e a Bolzano, i tempi di attesa sono gli stessi? 4) I monitor tremolanti e l’aria condizionata insufficiente sono soltanto una sensazione? 5) Vivaddio, la riforma del praticantato professionale potrebbe esonerare i neolaureati da questo genere di follia cervellotica e burocratica?
Giuseppe Pedersoli

P.S.
E’ il 7 agosto. Giuro che sono stanco e vorrei andare in vacanza, evitando di rilevare errori, manchevolezze, disfunzioni altrui. Sono stanco di essere stanco. Ma il dovere, il senso civico, mi impongono di scrivere questo post. Che il Dio dei rompiscatole e dei criticoni mi perdoni.

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