Altro Che SportLa patologia del desiderio di Alex Schwazer

  Perché Alex Schwazer si è dopato? Proprio uno come lui, il più forte di tutti, campione olimpico in carica nella 50 km di marcia? La domanda è riuscito a farla direttamente al diretto interessato...

Perché Alex Schwazer si è dopato? Proprio uno come lui, il più forte di tutti, campione olimpico in carica nella 50 km di marcia?
La domanda è riuscito a farla direttamente al diretto interessato Pierangelo Molinaro, che poi ne ha scritto per la Gazzetta dello Sport di oggi 7 agosto. La risposta di Schwazer è stata quasi banale: «Perché volevo di più. Avevo davanti la 20 e la 50 chilometri olimpiche, volevo essere più forte, andare più veloce».
Ma, accidenti, voleva di più di cosa? Nel percorso di avvicinamento alle gare olimpiche aveva ottenuto la migliore prestazione mondiale stagionale sulla 20 km, e sulla 50 km aveva ottenuto il minimo con larghissimo anticipo. Era tra i favoriti a vincere l’oro in entrambe le prove, e già 4 anni fa all’Olimpiade di Pechino aveva vinto.
Voleva di più?

Anche Molinaro, nel fare la sua intervista, è trasecolato. Ha domandato se c’era qualcosa che noi spettatori non vedevamo degli allenamenti di Schwazer, che sembravano obiettivamente efficaci. E l’atleta: «Sì, andavo forte, mi sentivo pronto per vincere, ma cercavo qualcosa di più».
Di nuovo. Qualcosa di più. Qualcosa che evidentemente nemmeno tutte le vittorie già ottenute (qualche idea si trova nella Wikipedia) né quelle che un atleta di 27 anni nel pieno della carriera sembrava destinato a ottenere ancora… be’, potevano soddisfare.
Siamo di fronte a una specie di patologia del desiderio, forse. A un progressivo rigonfiarsi delle aspettative che finiscono con il diventare troppo gigantesche per essere sostenute.

Peraltro, da come la racconta Schwazer, siamo di fronte a una vicenda che si è consumata in pochi giorni. Dalla metà dello scorso luglio quando è andato su internet, ha comprato il prodotto e se lo è iniettato da solo seguendo le istruzioni che ha trovato sempre sul web. Ma già il 30 luglio gli incaricati della Wada, l’agenzia mondiale antidoping, si sono presentati per il prelievo dell’urina da analizzare. E l’hanno trovato la sostanza proibita.
Dopodiché il colpevole ha confessato, senza dare il via alle manfrine classiche di questo genere di vicende, cioè le giustificazioni più o meno plausibili, le lunghe dispute nei tribunali sportivi e ordinari, le squalifiche più o meno scontate, ecc. ecc. ecc.

Se di patologia del desiderio si è trattato, forse è durata poco e quindi forse è meglio curabile.

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