Aquí Madrid – Tertulias y cafésLe gallegas di Zara

¡Enhorabuena! al terzo uomo più ricco del mondo: Amancio Ortega, a capo dell’impero Zara, questa settimana ha scalato la classifica di Bloomberg, superando con 37,5 miliardi di euro, il mago della ...

¡Enhorabuena! al terzo uomo più ricco del mondo: Amancio Ortega, a capo dell’impero Zara, questa settimana ha scalato la classifica di Bloomberg, superando con 37,5 miliardi di euro, il mago della finanza Warren Buffet e il signor Ikea, Ingvar Kampad.
Sei mila negozi in tutto il mondo, una boutique nella quinta strada di New York e un impero che supera il valore di Telefonica e della banca Santander. Grandi cifre insomma e successi continui in 37 anni di attività.
Tutti ammirano Ortega. In pochi gli gridano dietro. Sono rare le notizie sulle condizioni lavorative nelle fabbriche estere che producono per le sue firme (Zara, Pull & Bear, Massimo Dutti, Bershka, Stradivarius, Oysho).
In fondo nulla che non facciano molte altre marche di fama internazionale con le loro filiali in Cina e in Vietnam. O in Africa.
Ma le dure condizioni di lavoro di Zara non sono sempre state fuori confine.
Lo dicono gli esordi della creazione del gruppo Inditex: Zara nasceva in una piccola sartoria al centro de La Coruña, in Galizia, a nord della Spagna, grazie a donne che cucivano notte e giorno con macchine rudimentali cercando di metter su quello che poi sarebbe stato un impero.
Amancio Ortega ha dato lavoro e denaro a molte sarte galiziane, ma a quale prezzo?
Figli e nipoti ricordano ancora la precarietà di quel lavoro: ore e ore imbastendo con ago e filo montagne di stoffa per pochi soldi. Il lavoro della sarta non aveva certo garanzie. Faceva parte di quell’economia sommersa che per anni non ha avuto nessun valore, nessun riconoscimento – e parlo da nipote di un sarto -. Zara non era diversa in questo.
Certo aveva laboratori regolari in diversi punti della regione, ma nei piccoli paesi era tutta un’altra storia: se non potevi vivere della campagna, la scelta migliore era dedicarti al cucito.
Le sartorie domestiche usarono ago e filo del marchio Zara per 12 anni.150 pesetas (0,80 centesimi) per ogni pantalone confezionato. Niente assicurazione, niente contratto. Si cuciva e si attendeva la paga. Nessuno si preoccupava se tutto ciò fosse legale.
Sono passati gli anni ma la pratica resta uguale, solo in scala maggiore e in Paesi diversi. ¡Enhorabuena a las gallegas! Le sarte che hanno lavorato duramente per anni.
La medaglia di bronzo appartiene anche a loro.

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