#Innovazionioccasioni per Taranto

Il caso dell'ILVA di Taranto può essere vissuto come una iattura ambientale e occupazionale, una azienda che non può chiudere per non mettere sul lastrico migliaia di famiglie e non può rimanere ap...

Il caso dell’ILVA di Taranto può essere vissuto come una iattura ambientale e occupazionale, una azienda che non può chiudere per non mettere sul lastrico migliaia di famiglie e non può rimanere aperta per non far morire migliaia di persone di cancro.

Sarebbe troppo lungo fare la storia e trovare i responsabili, altra cosa è il lavoro dei magistrati che devono colpire la malapolitica e il malaffare che hanno permesso che tutto questo potesse realizzarsi.

Tutti sapevano che l’ILVA non è un pozzo di salute eppure si è tirato avanti per continuare a sfruttare al massimo le potenzilità di un impianto vecchio. Un impianto pagato dallo Stato che in quegli anni costruiva grandi strutture industriali che gli “imprenditori” italiani non volevano costruire, strutture che dovevano creare posti di lavoro ma in cui il rapporto tra denaro speso e posti di lavoro creato era bassissimo. Molte di queste cattedrali finirono incompiute, altre cedute in mano ai privati sono diventate “mucche da mungere” senza l’interesse di fare investimenti e aggiornamenti degli impianti. La logica del profitto a breve dice di sfruttare al massimo gli impianti per poi chiuderli in un modo o in un altro e fare qualcosa di più remunerativo magari con qualche sostanzioso incentivo pubblico. Poi dicono che il problema è lo stato sociale.

Anche oggi Taranto può essere una occasione per qualche intervento di risistemazione, qualche filtro più potente e un miglior sistema di monitoraggio. Misure che in qualche modo possono essere compatibili con il miglioramento della vita della popolazione e con la prosecuzione della produzione.

Questa iattura può anche essere vissuta come una sfida, come una buona occasione per lanciare un programma di riconversione ambientale. Anche per RIVA è una occasione imperdibile, quella di investire denaro nella riconversione ambientale. Una occasione per utilizzare l’ILVA di Taranto come laboratorio mondiale di riconversione ambientale per fare in modo che la produzione continui e che sia compatibile con le migliori pratiche ambientali. Un lavoro che richiede ricerca e sviluppo e a cui lo Stato potrebbe contribuire sostanziosamente mettendo a disposizione le strutture del CNR e dele università.

Se Taranto diventasse una occasione per mettere a punto tecnologie ed esperienza nella riconversione ambientale non solo sarebbe una via di uscita dal cortocircuito tra lavoro e salute ma sarebbe anche una grande occasione di affari puliti.

Già perchè nei prossimi decenni in molte parti del mondo il problema della riconversione ambientale sarà un tema centrale, quanto potrà durare la Cina e l’India con la loro logica scellerata di depauperamento ambientale e quante acciaierie, discariche, inceneritori, impianti chimici sono in giro per il mondo con tecnologie inquinanti? Questo è un mercato potenziale molto più grande dell’acciaio dell’ILVA, se RIIVa fosse un imprenditore coglierebbe l’occasione per smettere i panni di inquinatore e mettere i panni di azienda leader mondiale nella riconversione ambientale. Lo Stato spenderebbe bene il denaro per sviluppare tecnologie ambientali, per sviluppare un indotto di imprese che sviluppano macchinari, filtri sofisticati, apparecchiature e servizi per il recupero ambientale. Svilupperebbe una industria che probabilmente avrà lavoro per tutto questo secolo.

Quando si parla di crescita e investimenti per la crescita dovremmo vedere con maggiore attenzione a queste occasioni, mentre certa politica facile, ad esempio per salvare la discarica dei cerroni (il padrone dei rifiuti laziali) inventa perizie e controperizie senza comprendere che imponendo il rispetto di norme rigide si possono far nascere opportunità di crescita in un ambiente migliore. Gli investimenti in ricerca e sviluppo in queste occasioni sono il miglior modo per fare crescita.

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