La bandiera più grande del Paese, quella di Piazza Colón a Madrid – 294 mq -, è precipitata a terra. Così, senza spiegazione.
Poco prima il re Juan Carlos cadeva, inciampando su uno scalino del palazzo della Difesa. Prima ancora – ma questa non è una novità – la borsa di Madrid crollava. Segni divini?
Certo gli spagnoli questo giovedì si aspettavano qualcosa, sicuri che il nostro Super Mario, in visita alla Moncloa, offrisse una spalla solida al titubante Mariano.
Proprio mentre l’altro Mario, Draghi, deludeva su tutti i fronti: un giorno affermava chiaramente che tra l’euro e il precipizio ci sono lui e il suo Bce pronti a gettare acqua fredda sui mercati, pochi giorni dopo diceva che Spagna e Italia devono auto dichiararsi insolventi prima che arrivi qualsiasi tipo di aiuto.
Insomma nulla è cambiato. Rajoy si affida ai petali della margherita per capire se chiedere o non chiedere un salvataggio in piena regola. Monti continua a dirsi fiducioso. Draghi rimbalza la palla ai governi.
Frattanto l’agitazione e l’insofferenza crescono. Ogni giorno più disoccupati e meno prospettive. Giovani che emigrano, anziani che non arrivano a fine mese, genitori che adesso devo pagare perfino perché i figli possano portarsi il loro tupperware a scuola – sì perché la povertà ha stretto la cinghia anche sulle mense scolastiche -, immigrati che lasciano il Paese, anzi che non arrivano affatto.
Ma fin dove bisogna arrivare perché accada finalmente qualcosa? si chiedevano gli spagnoli, tra rabbia e umiliazione.
Chi è libero dal peccato scagli la prima pietra. Segni divini? Divine parole.
3 Agosto 2012