In questi tempi difficili, la Serbia ha ideato un modo (legale) affinché le imprese possano riscuotere facilmente i crediti: “esattori” privati potranno pignorare i beni dei debitori ed eventualmente procedere agli sfratti. Una disposizione che sta facendo discutere in un paese dove l’economia è sempre più in crisi. E dove sempre più donne finiscono vittime del racket della prostituzione.
Peggiora la congiuntura economica in Serbia, dove il tasso di disoccupazione è ormai prossimo al 25 per cento, mentre chi ancora ha un lavoro guadagna una paga mensile media di 360 euro, spendendone l’ottanta per cento in cibo e bollette.
Il totale del debito contratto dalle famiglie è di svariate decine di milioni di euro e questo ha suggerito un’idea alle imprese private: in maggio, esse hanno cominciato ad assumere “esattori” privati incaricandoli di recuperare i propri crediti non riscossi. La loro attività ha subito un picco in agosto, ed ora quasi 2 milioni di cittadini vivono nel terrore di ricevere una di queste visite decisamente poco piacevoli.
La presenza di esattori privati è perfettamente legale, riporta il quotidiano SETimes, anche se in molti pensano che essa non sia in accordo con il dettame costituzionale: secondo la legge, ci possono essere 334 esattori “non ufficiali”, uno per 25,000 cittadini. Sono autorità equiparate a pubblici ufficiali, con il potere di procedere all’inventario, al pignoramento e alla confisca della casa del debitore, se necessario con l’assistenza della polizia.
Una procedura che fa molto discutere perché fondamentalmente lesiva della dignità personale del debitore. E anche perché, spiega Vesna Rakić-Vodinelić, docente universitario in Legge, “la legge non tiene conto della delicatissima situazione sociale del nostro paese”. Nonostante le rassicurazioni dei pignoranti (“non indossiamo passamontagna, non abbiamo armi ed il nostro lavoro è strettamente monitorato dalle autorità”, dichiara una di loro) il nuovo Ministro della Giustizia, Nikola Selaković, ha promesso all’opinione pubblica una revisione immediata del provvedimento. Lo stesso meccanismo era stato introdotto in Croazia ma era stato annullato immediatamente.
Crisi e sfruttamento femminile. La crisi ha naturalmente un impatto negativo anche sulla vita dei soggetti economicamente più fragili. Un dato che desta preoccupazione è l’aumento nel numero delle donne che decidono di prostituirsi per far fronte all’insufficienza delle proprie risorse economiche. Il traffico di donne non è, purtroppo, raro nei Balcani: la novità però è che “mentre negli scorsi anni la maggior parte delle donne costrette a prostituirsi venivano dall’Ucraina, dalla Moldavia e da altri paesi dell’Europa dell’Est”, dice Vladimir Pirovarov, esperto di Crimini a sfondo sessuale in Macedonia, “ora il traffico si è fatto più locale per effetto della crisi: le donne provengono sempre più spesso da paesi dei Balcani”.