Women must go on…Un giornalista può chiamare qualcuno “frocio”, “puttana”, “negra” senza pagarne le conseguenze?

Negli ultimi giorni il blog Un altro genere di comunicazione ha sollevato nuovamente la questione dell’utilizzo frequente da parte dei media di un linguaggio assolutamente non consono alla presenta...

Negli ultimi giorni il blog Un altro genere di comunicazione ha sollevato nuovamente la questione dell’utilizzo frequente da parte dei media di un linguaggio assolutamente non consono alla presentazione di fatti di cronaca nera. Le blogger, da sempre attive nel monitorare la stampa nazionale, hanno sollecitato i lettori a rivolgersi direttamente all’Ordine dei Giornalisti per chiedere provvedimenti, in particolar modo, in merito a due pubblicazioni avvenute negli ultimi giorni.
Grazie al lavoro certosino di queste donne (e all’approfondimento di Luisa Betti) scopro che uno dei due articoli è ad opera di uno dei miei autori preferiti: Camillo Langone.
Pensavo che dopo le numerose critiche (qui la mia) subite, in merito all’articolo sul rapporto inverso tra istruzione femminile e procreazione, avesse adottato uno stile più mite e sobrio. Ma pensando, (cosa che le donne non dovrebbero fare immagino) sbagliavo.
La preghiera del 23 agosto segnalata da UAGDC supera di gran lunga la dissertazione su libri, fecondità e immigrazione: ha dell’irreale (come, d’altra parte, la maggioranza degli articoli contenuti nella sezione gestita dall’autore su Il Foglio).

Di seguito si riportano screenshot raccolti scorrendo velocemente i post che si susseguono all’interno della rubrica.

Un sari sarebbe meno grave: non istigherebbe all’omicidio, soltanto alle lesioni

Le donne dovrebbero essere durissime con questi renitenti al dovere, parassiti che non vogliono saperne di renderle amanti e madri: e invece simpatizzano con i mutilatori della loro femminilità.

Ridurre i costi è facile, basta aumentare l’utilizzo del cervello: e il cervello dice che che il lavoro pubblico femminile è in gran parte inutile e quindi nocivo.

I froci di destra. (Chi sono i froci di destra? I froci che froceggiano in privato senza pretendere applausi e riconoscimenti pubblici).

Sessismo, omofobia, violenza, razzismo e misoginia, sono solo pochi dei
suggerimenti, poco impliciti, che possiamo ottenere dall’autore. La domanda che sorge è esattamente la stessa che ha spinto le blogger a sollecitare la mail bombing all’ODG: può tutto ciò essere considerato libertà di stampa?

L’articolo 9 del Codice Deontologico del giornalista recita:

Tutela del diritto alla non discriminazione

1. Nell’esercitare il diritto-dovere di cronaca, il giornalista è tenuto a rispettare il diritto della persona alla non discriminazione per razza, religione, opinioni politiche, sesso, condizioni personali, fisiche o mentali.

Qualunque persona pubblichi in rete deve, se non vuole essere perseguito, rispettare le norme indicate prima di tutto nella Costituzione, poi dall’Ordine anche nel caso in cui non ne faccia parte, poiché pubblicare significa diffondere e condividere informazioni che i lettori potrebbero anche considerare dogmatiche.
L’Ordine, qualora non volesse intervenire formalmente dovrebbe, quantomeno, spiegare perché decida di non farlo: il silenzio potrebbe, infatti, istillare nella mente di qualcuno l’idea che appellativi come ‘frocio’, ‘negra’ o ‘puttana’, siano stati istituzionalmente bonificati in nome della libertà di stampa. Libertà, a questo punto, più grande anche del diritto a non essere discriminati dal primo ‘autore’ che, di mattina appena sveglio, dopo una notte insonne e per nulla riposante, decida di riversare il suo astio contro il mondo, su coloro che, fino a poco fa, venivano definiti esseri umani con pari dignità e diritti da papelli senza senso, ideati da gentucola massificatrice che ebbe l’ardire di definire Dichiarazioni Universali.

Questo articolo è stato pubblicato su Tafter.it

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