Chi passa di qui di tanto in tanto lo sa: sono milanista. Milanista da sempre, da che mi ricordo. È da milanista e da cittadino che oggi, quando il collega Fabrizio Goria mi ha chiamato da Cernobbio, dove è iniziato lo workshop Ambrosetti, che sono sobbalzato sulla sedia. “Come? Barbara Berlusconi è arrivata a Cernobbio?”. Ma a che titolo? “Come membro del cda del Milan…”.
Ho fatto un rapido calcolo dell’apporto di Barbara Berlusconi alla causa rossonera. Non mi è venuto in mente altro della sua impuntatura per evitare che quell”ex calciatore di Alexandre Pato, quella volta che il Milan aveva rifilato il pacco per 35 milioni a Parigi, e Barbara fece i capricci e puntò i piedi per tenere il suo nuovo fidanzato – già ex, dicono oggi gli informatissimi – a Milano.
A rivelare il retroscena, allora, fu il nostro Michele Fusco: che io accusai di anti-milanismo, perchè ritenevo che Pato di mestiere potesse ancora fare il calciatore. Mi sbagliavo, e qualche mese dopo colgo l’occasione per chiedere umilmente venia: del resto io non l’avrei mai invitata a Cernobbio, dove si ritrova la crème dell’èlite dell’economia europea. Aver tenuto Pato sul groppone del Milan dovrebbe – per statuto – vietare l’accesso a qualunque consesso di manager degni di questo nome.
p.s. Apprendo poi dalle agenzie che Barbara, a Cernobbio, è arrivata con l’amico storico Geronimo La Russa, figlio di Ignazio. Di lui resta immortale una frase: “Io raccomandato perchè sono in Cda da Ligresti a 26 anni? Non vi permettete di dirlo: io sono un professionista e mi sono laureato in giurisprudenza”. Niente da aggiungere, l’ultimo si ricordi di spegnere la luce.