Pagare l’Imu o l’Irpef o il canone Rai alle Poste è un’esperienza mistica. Quei politici di professione che hanno il “galoppino” anche per portare le camicie in lavanderia dovrebbero, per decreto legge, tre – quattro volte all’anno essere obbligati a mettersi in coda almeno per spedire una raccomandata, nel senso di lettera raccomandata. Pagare le tasse (di qualsiasi tipo) è di per sé un sacrificio, “è bello pagare le tasse” può dichiararlo solo chi ha il portafoglio bello gonfio. Aggiungere al sacrificio economico due ore di fila, è un supplizio. E quando leggi il provvedimento dei tecnici (i nostri ministri) che stanno sopprimendo gli uffici postali di (secondo loro) piccolissime dimensioni, pensi al vecchietto che dovrà prendere l’autobus per versare i 25 euro di Imu nell’ufficio postale del paesino accanto al suo. Caro ministro tecnico, quante segretarie ha lei che provvedono a queste rotture di scatole quotidiane? Concludo con aspetto tutto napoletano, anche se mi auguravo di dare un “taglio nazionale” a questo blog. Uffici postali di Corso Secondigliano, a poche centinaia di metri da Scampia dove è in corso una faida camorristica. Ore 7,45 del mattino, al bar un pensionato mi mostra un bigliettino: “Ho avuto il numero 42, spero di pagare il conto corrente entro le 11”. Mi spiega meglio e capisco che c’è un “omino” che si preoccupa di prenotare, ordinare, contare, mettere ordine tra chi deve poi effettuare un’operazione quando le Poste apriranno gli sportelli. Costo del servizio? Un euro. Traduzione per i diversamente napoletani: prima che apra l’ufficio postale, ci sono già circa cento “prenotati”, disciplinatamente in ordine che, visto in chiave positiva, possono sbrigare altre commissioni prima di spedire, pagare, versare. Tre domande: la stazione di Polizia, di fronte alle Poste sul Corso Secondigliano, è al corrente di quanto accade? L’omino (pesa circa un quintale) che presta il servizio non richiesto di prenotazione, paga le tasse sui circa cento euro di incasso giornaliero? Cosa succede se alle ore 9 del mattino io non riconosco validità giuridica alle “prenotazioni” e mi accodo all’ultima persona in fila allo sportello? Spero che, in tale ipotesi, l’omino non ridiventi omone pronto a mettermi in riga. Sempre a Secondigliano stiamo.
Giuseppe Pedersoli