Una mia amica ieri ha aperto, su Facebook, una pagina di mobilitazione per il tempo prolungato a scuola. Il fatto è che a Napoli, quest’anno, il tempo prolungato parte in ritardo, molto in ritardo, complicando terribilmente le cose alle mamme che lavorano. La pagina Fb della mia amica vuole dare notizie sulla refezione scolastica, mettere ordine nelle voci che si susseguono, spiegare perché la refezione non parte e quando potrebbe andare a regime, raccogliere informazioni su mobilitazioni di genitori e scuole, unire mamme che hanno tutte lo stesso problema, in tutta la città. In mezza giornata, la pagina ha raccolto solo 32 adesioni. Poche, troppo poche considerando che a Napoli il problema della refezione che non c’è riguarda più di 30mila bambini.
Certo, Su Fb funziona il passaparola, ci vuole tempo per far crescere una pagina del genere, ma la cosa che mi ha colpita sono stati i commenti di alcune mamme man mano che la pagina veniva condivisa nel web. Una scrive: “Te ne pentirai! Appena i tuoi figli apriranno le vaschette di alluminio rifiuterai la refezione!”. Un’altra dice “poveri bambini!”, dipingendo noi mamme a tempo prolungato come delle megere che abbandonano i figli per andarsi a fare i capelli. E che diamine. Tanto per cominciare, mi sono sempre trovata bene con la refezione della scuola dei miei figli. Tutta roba di primissima qualità, alimentazione più che variegata, molto più razionale e programmata di quanto riesca a fare io con pochissimo tempo a mia disposizione.
Voglio capire che le mamme che hanno lasciato questi commenti (sono solo due, ma si potrebbe continuare per ore) magari non lavorino, oppure lavorino a tempo parziale e quindi hanno tutto il tempo di gestire i bambini dalle 13 in poi, ma l’idea che ci sia chi non può farlo non le sfiora nemmeno? Per una mamma che lavora, la priorità è avere un posto sicuro dove lasciare i propri figli mentre cerca di portare a casa il necessario per sostenerli, mentre realizza la parte della sua vita che esiste a prescindere dai figli, e che non deve essere affondata, mentre opera per il bene della collettività tutta, perché le mamme che lavorano lo fanno per tutti, non solo per sé stesse, perché il lavoro non è un fatto privato, non solo. Invece no, le donne, alcune donne, dipingono le mamme che lavorano come dei mostri. Come se lo facessero per la gloria personale, come se una che diventa mamma all’improvviso debba rinunciare per sempre a tutto il resto, persino a farsi un manicure nelle ore di scuola del figlio.
Allora vi dico un’altra cosa. Io pure se non lavorassi terrei i bambini a scuola a tempo prolungato. Perché non è una punizione, ma un momento di crescita, un momento educativo, e alla scuola dei miei figli è fatto anche molto bene. E sapete cosa? Come ha detto una mamma amica mia fuori scuola ieri, mentre parlavamo della refezione che non c’è, per me, pur di far partire il tempo prolungato, potremmo far mangiare ai bambini per pranzo anche tre merendine al cioccolato, anche solo frutta, basta che ci mettano in condizione di lavorare e vivere.
Perciò, mamme casalinghe o part time, non ve ne lavate le mani, ma appoggiate la nostra battaglia. Voi potete scegliere. Noi no. Non ci ostacolate, perché avrete fatto un danno grande, anche per voi. Perché ha ragione l’ex segretario di stato americano, Madeleine Albright, quando dice: “C’è un posto speciale all’inferno per le donne che non aiutano le altre”.