FuoriserieConsigli per la visione: Coma, la miniserie dei fratelli Scott

Di solito per me funziona così. Mi piace andare contro corrente. O meglio mi piace guardare con i miei occhi quello che la critica americana snobba e distrugge. Come Coma. E’ una miniserie in due p...

Di solito per me funziona così. Mi piace andare contro corrente. O meglio mi piace guardare con i miei occhi quello che la critica americana snobba e distrugge. Come Coma. E’ una miniserie in due parti (un’ora e mezza l’una) realizzata dai fratelli Scott (Ridley e Tony) e lanciata sulla televisione americana lo scorso agosto. Sì, giusto qualche giorno dopo che Tony Scott decidesse di farla finita lanciandosi da un ponte. La notizia del suo suicidio (per uno strano senso del macabro che domina nella gente) ha creato ancora più attesa per questa miniserie. Attesa che di solito si traduce in aspettative. Ci si aspettava tantissimo da Coma, e forse – do ragione ai critici di tutto il mondo – forse quel tantissimo non è arrivato. Eppure Coma è non solo guardabile, ma convincentemente affascinante: un ottimo riempitivo per questo limbo che il mese di settembre rappresenta (prima che le nostre tanto amate serie TV finalmente prendano il via).

La storia è basata sul libro omonimo del 1977 di Robin Cook, considerato il padre americano del thriller medico, e vede la giovane studentessa di medicina Lauren Ambrose (si, si, proprio lei, la Claire Fisher di Six Feet Under’s) indagare su un segreto “sufficiently creeply” (come l’ha definito Entertainment Weekly): i casi di coma in cui finiscono molti (troppi) pazienti dell’ospedale in cui lavora. Delusione in agguato per chi ha letto il libro e per chi ha visto il primo film (Coma profondo) realizzato nel 1978, per tutti gli atri Coma è da considerare una produzione must-see. Senza aspettarsi moltissimo, ma lasciandosi guidare dalle atmosfere alla Gattaca e dalla tensione che regna sovrana.

Perché Coma offre la possibilità allo stesso tempo di catapultarti in un mondo fantascientifico e di lasciarti dannatamente ancorato alla realtà, spingendoti a pensare che quello che mette in scena non sia un qualcosa di “impossibile”, ma un qualcosa che potrebbe accadere anche domani.

Senza incredibili effetti speciali, senza una sceneggiatura di assoluto livello (ormai alcune serie TV ci hanno abituato troppo bene), Coma è comunque una produzione credibile. Per quattro ore di puro intrattenimento. E al di là di tutti i ruoli che attribuiamo alla televisione, questo rimane uno dei suoi scopi primari. Quindi, perché no?