Dubbi, paure, pensieri e speranze durante Yom Kippur

Con le sue spiagge, i suoi club aperti tutti la notte, i suoi ristoranti affollati che servono prosciutto e gamberetti, Tel Aviv è una città nota più per la sua vita allegra e spensierata che per l...

Con le sue spiagge, i suoi club aperti tutti la notte, i suoi ristoranti affollati che servono prosciutto e gamberetti, Tel Aviv è una città nota più per la sua vita allegra e spensierata che per la sua spiritualità. E mentre gli ultraortodossi spenderanno il loro Yom Kippur nelle sinagoghe pienissime per la ricorrenza, gli ebrei laici saranno più propensi a trascorrere la giornata dell’Espiazione a guardare la tv in casa o ad andare in giro in bicicletta per le strade vuote del paese. Viceversa a Gerusalemme, il silenzio regnerà sulla città; non una macchina in giro, quiete e pace assoluta. Ed è questa la festività più sacra ed importante del calendario ebraico; questo giorno dell’Espiazione, dove ogni ebreo chiede perdono per i propri peccati commessi durante l’anno passato, è accompagnato da un digiuno di 24 ore che rappresenta la purificazione per l’anno nuovo. Sebbene la maggior parte degli israeliani ebrei non siano religiosi, questa giornata viene rispettata da tutti. I molti ebrei che si considerano laici e non si recano mai in sinagoga, osservano il digiuno e vanno al tempio, dove è molto difficile trovare un posto a sedere se non l’hai prenotato con largo anticipo.
Non ci sono trasmissioni radio o televisive, gli aeroporti vengono chiusi, non ci sono mezzi di trasporto pubblico, e tutti i negozi hanno la serranda abbassata. È maleducazione mangiare in pubblico o guidare un veicolo a motore seppur non vi è alcun divieto legale, ma in pratica tali azioni non sono viste di buon occhio, fatta eccezione per i servizi di emergenza.
Nel corso degli ultimi decenni, andare in bicicletta o a cavallo, usare i pattini in linea per le strade vuote è diventato molto comune tra i giovani israeliani laici, soprattutto alla vigilia di Yom Kippur.
Ma cosa rappresenta per i non religiosi questo giorno? Forse una semplice giornata di assoluto riposo, forse l’unico giorno diverso dagli altri durante tutto l’anno; forse dedicano la giornata al proprio corpo, alla propria anima, pensano a se stessi, al proprio passato e futuro. Ognuno si ferma.
Ho come l’impressione che questo Kippur sarà diverso dagli altri che ho trascorso. Per me sarà il primo in Eretz Israel, la terra dove ho scelto di vivere e forse sarà diverso anche per molti israeliani che penseranno alle sorti imminenti del proprio paese, pronto ad attaccare l’Iran e ad immergersi in un conflitto dalle conseguenze spaventose. Siamo e sono tutti preoccupati ma di certo pronti e consapevoli di quello che ci aspetta. Probabilmente ci saranno giorni bui davanti a noi e la guerra potrebbe non esser circoscritta solamente al campo di battaglia ma viceversa riguarderà anche la nostra popolazione civile.
Nell’immaginario collettivo tornerà nella mente di ognuno di noi la Guerra dello Yom Kippur, quest’anno più che mai. Quel giorno di 39 anni fa, ci fu un attacco a sorpresa da parte degli egiziani e dei siriani rispettivamente nel Sinai e sulle alture del Golan, conquistate da Israele nel 1967. In quella guerra persero la vita 2297 soldati israeliani. Anche domani migliaia di soldati non potranno stare a casa con le loro famiglie ma vigileranno i nostri confini.
Quel 6 ottobre del 1973, mente si celebrava il Kippur, un ufficiale rivolgendosi al Primo Ministro Golda Meir, disse: “Signora Primo Ministro, abbiamo ricevuto la conferma che attendevamo; le forze armate dell’Egitto e della Siria, ci attaccheranno oggi pomeriggio”. “Non ci sono più dubbi?”, chiese Golda Meir. “Nessuno Signora Primo Ministro”, replicò l’ufficiale, “Il generale Moshe Dayan le chiede immediatamente il permesso di muovere le nostre forze per prevenire l’attacco”. Rispose Golda Meir: “Dica al generale Dayan che non ho cambiato idea. Aspetteremo. Chi attacca può avere dei vantaggi iniziali ma ha sempre torto. Se colpiamo per primi non avremo l’aiuto di nessuno”.
La strategia israeliana prevedeva un attacco preventivo a fronte dell’avanzata del nemico e si basava per la gran parte sull’affidabilità dei servizi segreti israeliani. Questa mancanza di un attacco preventivo fu criticata duramente, anche per l’alto numero di morti sul versante israeliano (tre volte superiore alla Guerra dei Sei Giorni), e ritorna nei nostri pensieri anche oggi. Gli interrogativi sono: cosa fare? Quanto ancora deve aspettare Israele per attaccare l’Iran? Gli Stati Uniti ci supporteranno nell’attacco o saremo soli? A che punto è il nucleare iraniano? Quando inizierà la guerra? Domande che ognuno di noi si pone intensamente.

Ecco un video brevissimo della terribile Guerra di Yom Kippur, 6 ottobre 1973.

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