Chi non ricorda il primo giorno di scuola? Tutti più o meno abbiamo celato dentro la memoria quel fatidico momento. C’è chi lo ricorda piacevolmente, chi invece no. Eppure ha segnato in qualche modo tutta la nostra vita scolastica e quindi anche sociale e ha dato una impronta allo svolgimento dell’intero anno.
A settembre il profumo del cambiamento da una stagione all’altra era (ed è) nell’aria insieme all’odore delle matite colorate nuove, al zaino scintillante e al portacolori (oggi astuccio). Forse la mamma aveva comprato anche qualche vestito nuovo. O forse non si poteva spender di più. I giorni più belli più spensierati, sono sicura vale per tutti, sono stati quelle delle elementari, anche se lasciare la mano della mamma poteva farci piangere a dirotto, mentre le scuole medie portavano sempre un po’ di timore, perché si sentivano addosso nuove responsabilità e in fondo in fondo si era davvero cresciuti. Alle scuole superiori il primo giorno di scuola o eri un imbranato o eri uno spavaldo. Non ci sono mezze misure.
Oggi forse non è cambiato molto da questi sentimenti appena espressi, anzi mi sento di ribadire che, come insegnante, leggo sui volti dei ragazzi quelle stesse paure che hanno caratterizzato i miei tempi. Ma forse oggi c’è una consapevolezza in più da parte mia: una volta la voglia di fare era tanta, anche se non mancavano i ragazzi disagiati o con poca voglia di studiare, la scuola la si sentiva come un diritto e un dovere insieme. Frasi come: “uff, la scuola che palle!” non sono mai mancate sulla bocca degli alunni, ma oggi più che mai è aumentata la percentuale dei ragazzi che a scuola va per caso, e in molti casi lo studente sa già che la noia caratterizzerà le sue giornate e niente potrà porvi rimedio. Forse perché bersagliati dalla tecnologia, forse perché i problemi familiari che si portano dietro sono più pesanti che di quelli di un tempo. O forse semplicemente perché la scuola non è più un modello di riferimento e un modello educativo. Ma al centro della scuola non c’è più, o meglio non c’è sempre, la persona e le sue esigenze, solo una serie di pratiche burocratiche a cui non ci si può sottrarre. È per questo che a volte perdiamo i nostri ragazzi, ma diciamo anche che delle volte loro non si fanno proprio “acciuffare”. Certo questa è solo una visione pessimistica, ma il più delle volte è così.
In ogni caso, anche nei soggetti difficili, rimane ancora quel po’ di magia che tra una matita colorata e lo smart phone, fa della scuola un luogo in cui avviene un incontro o a volte anche uno scontro. L’importante è viverlo dentro le mura dell’istituzione scolastica, che fino ad oggi è ciò che ci protegge dopo casa nostra.
Quindi buon inizio di anno scolastico a tutti: studenti, insegnanti e dirigenti!