Nel primo post di questo blog avevamo evidenziato come nella disputa tra Cina e Giappone sulle isole Diaoyu/Senkaku, la storia avesse un forte peso: difficile per Pechino dimenticare le aggressioni, con tanto di crimini contro l’umanità, compiute a partire dagli anni ’30 del secolo scorso dall’Impero del Sol Levante. La “nazionalizzazione” delle isole da parte del governo giapponese ha riattivato – certo anche in maniera interessata – il ricordo delle umiliazioni patite dal 1840 al 1949.
Adesso, invece, è l’attualità a condizionare il passato. Questo 2012 avrebbe dovuto essere occasione per festeggiare il quarantesimo anniversario del ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi asiatici e della loro “amicizia eterna” (Dichiarazione congiunta del 25 settembre 1972). Ma così non è stato: ad emergere con forza è stata la disputa sulle isole che proprio il trattato di amicizia del 1978 aveva relegato in secondo piano in nome della realpolitik delle esigenze di crescita economica della Cina popolare. Disse allora Deng Xiaoping: “mettere da parte la sovranità e di concentrarsi sullo sviluppo congiunto”.
Ora arriva la notizia che Pechino, notizia che le celebrazioni, che avrebbero dovuto aver luogo nella “Great Hall of the People” di Pechino, sono state rinviate ad un “momento più opportuno” a “causa della situazione attuale“. Insomma a prevalere è ancora la linea dura a livello diplomatico. Ma la decisione è simbolico segnale del fatto che i rapporti di forza tra i due Paesi non sono più quelli dell’ormai lontano 1972.