La pancia del popoloPeccati di Gola

Quest’estate La Pancia del Popolo è stata in vacanza in un ameno paesello sulla Riviera Adriatica, Silvi Marina, località che tra le sue peculiarità annovera una delle più alte concentrazioni di ge...

Quest’estate La Pancia del Popolo è stata in vacanza in un ameno paesello sulla Riviera Adriatica, Silvi Marina, localitàche tra le sue peculiarità annovera una delle più alte concentrazioni di gelaterie e bambini obesi del mondo. Tutto ciò è stata fonte di studio interessatissimo per noi della PdP, che non potevamo lasciarci sfuggire l’attrazione gastro-teratogena [1] principale: un cornetto gigante da un chilo.


L’antro dove riposava la creatura
 si chiama significativamente Peccati di gola. Aperto fino alle 4 del mattino, è il topos perfetto dell’esubero calorico che allegramente costella la cittadina abruzzese: cornetti lisci, farciti, donuts, waffle, gelati, granite… qualunque cosa contenga zucchero per più del 50% della sua massa è diligentemente stoccato in questo peccaminoso anfratto marino.

Avvicinandoci a quel cornetto dalle mille e una colazioni, abbiamo chiesto delucidazioni alla titolare. La quale, orgogliosa della sua creatura, ha però risposto con una punta di rammarico: «Un tempo era decisamente più grosso, ora si era rimpicciolita perché giace sul nostro bancone da circa un anno».

Un anno! Trecentosessantacinque giorni di ipertrofica pastasfoglia e creme al cioccolato senza che uomo alcuno abbia potuto addentarne le membra glassate!La blasfemia della situazione però, è stata subito compensata da un sentimento di sacralità, quasi, improvvisamente, ci fossimo trovati di fronte ad una icona. La brioche non era solo imponente, ma antica: come le divinità ctonie di Lovecraft, come le mostruosità marine, come i Balrog che abitano le miniere di Moira.

Ad un’occhiata più attenta se ne poteva scorgere la spossatezza, le rughe nell’impasto, la vecchiaia della crema la quale, rapprendendosi, aveva creato una spianata: un sedimento di latte, uova e zucchero che andava a schiacciare il corpo dolciario nel mezzo. Sopra tutto questo, la scritta di cioccolato con il nome del locale: un peccato minore, in fondo, rispetto ai ben più gravi adulterio, omicidio, falsa testimonianza, bestemmia, peculato, sodomia

Eppure, il vero peccato di questo tricheco di pastasfoglia – questo mammut di burro, farina e lievito – stava nel fatto che non fosse in alcun modo edibile. Immobile e vergine nel suo blasfemo esistere, osservava i goderecci passanti  suscitando soggezione, pena e compassione al contempo.

P.S. Come soggezione ci ha colto nell’apprendere che Peccati di Gola reclamizzava un nuovo prodotto dal nome tanto ambiguo quanto illusorio: il Chocokebab. Purtroppo, non si tratta della combutta di carne e cacao avvolti in un abbraccio unto di pastella – immaginate la tremenda gioia della Pancia del Popolo se siffatta pietanza fosse realtà! Ma di un prosaico rotolone di cacao bianco e gianduia che, fatto a scaglie da una bieca imitazione del nostro tosacarne preferito, viene utilizzato per farcire una noiosissima crêpe.

[1] Dall’unione di gastronomia e teratogeno: gastronomia (dal greco gastèr = ventre e nomìa = legge) è l’insieme delle tecniche e delle arti culinarie;  La teratogenesi (dal greco “creazione di mostri“) indica lo sviluppo anormale di alcune regioni del feto durante la gravidanza, che si traduce nella nascita di un bambino che presenta gravi difetti congeniti. La scienza che studia le malformazioni e le anomalie congenite è detta teratologia.

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