Si dice “Baby-nudging”, e si fa schierando i neonati contro i criminali

In questi giorni a Milano si è parlato molto di sicurezza, a causa dell'omicidio in piena movida area (in Via Muratori) di una coppia . Sotto l'effetto dell'euristica della disponibilità, l'attenzi...

In questi giorni a Milano si è parlato molto di sicurezza, a causa dell’omicidio in piena movida area (in Via Muratori) di una coppia . Sotto l’effetto dell’euristica della disponibilità, l’attenzione dei media si è fatta pressante sulle politiche di lotta alla criminalità e sulla loro inefficacia.

In periodo di vacche magre, necessità aguzza l’ingegno e, da oltre Manica, ci giungono alcuni interessanti spunti di riflessione, che fanno riferimento alla letteratura del nudging (la spinta gentile), policies che inducano comportamenti virtuosi sfruttando i limiti cognitivi del cervello umano.

In particolare, un esperimento sociale voluto e organizzato da Tara Austin, psicologa di un’agenzia di comunicazione britannica, riguarda i negozi e le vetrine del Greens End, una strada di Woolwich.

Qui, allo scopo di evitare atti di vandalismo e ridurre i crimini, sono stati pagati alcuni graffitari per dipingere, sulle serrande dei negozi, volti e facce di bambini e neonati.

Molti articoli e studi mostrano, infatti, secondo la Austin, il potenziale impatto del volto di un neonato sul comportamento individuale. Le guance rotonde e gli occhi grandi sembrano stimolare i meccanismi che portano all’identificazione con la comunità di riferimento e attivano istinti protettivi, più che di aggressione. A Woolwich si seguiranno con attenzioni i risultati dell’esperimento, ma molti sono gli esempi di security nudging, cui fare riferimento nel mondo.

Nella città di Mansfield, per esempio, nel Nottinghamshire, il comune ha installato delle luci rosa nei luoghi di ritrovo degli adolescenti. Si suppone che tale illuminazione metta in evidenza l’acne, creando dunque un imbarazzo che riduce le possibilità di attivazione di comportamenti criminosi.

In Kenya, invece, nella città di Nairobi, è stato predisposto un gigantesco muro dove le persone possono liberamente disegnare i loro graffiti, che si tratti di veicolare emozioni positive o di rabbia. Una volta che il muro è completo, viene reimbiancato e il meccanismo di sfogo collettivo ricomincia.

A Singapore, ancora, i teen-agers sono invitati a mandare un sms ad un numero apposito dove scrivere di tensioni emergenti all’interno del loro gruppo di riferimento. Il numero è controllato da uno psicologo, chiamato poi a mediare e intervenire.

La questione sulla rilevanza del nudging è tutt’ora aperta, così come quella sul suo rapporto con il rispetto della libertà individuale. Il tema è di una complessità che merita riflessioni attente e puntuali.

Può lo Stato intervenire sulla vita delle persone ‘inducendo’ un comportamento virtuoso? E chi definisce se un comportamento è virtuoso? Su quali basi?

In attesa dei risultati dell’esperimento di Woolwich, rimane la bellezza delle vetrine dei negozi, dipinte dai graffitari: magari la giunta Pisapia può prendere spunto.

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