Anche Wall Street tira il fiato nella seduta di lunedì, in attesa dell’altro evento clou della settimana sui mercati globali. Domani si riunirà la Federal Reserve e c’è grande attesa per la conferenza stampa di giovedì in cui Bernanke annuncerà le decisioni del FOMC. Bernanke sta dimostrando ancora una volta di essere il presidente più aggressivo e “sperimentale” in quasi 100 anni di storia della Fed. La stagnazione del mercato del lavoro – sopra l’8% da 43 mesi consecutivi – ha spinto Ben Bernanke al terzo round di quantitative easing, portando le dimensioni (3.000 miliardi di dollari) e la composizione del bilancio della Banca centrale a livelli mai visti nella storia.
A questo punto, se è scontato un nuovo stimolo monetario, il dubbio che ho io – e posso assicurarvi che non sono il solo ad avere qualche perplessità – è sull’efficacia dello stimolo. Il QE3 potrebbe non avere questo grande impatto sulla traiettoria dell’economia americana; servirebbe, nella migliore delle ipotesi, a bilanciare gli effetti negativi dell’eventuale “fiscal cliff”. Ho letto di recente uno studio di IHS Global Insight secondo cui una nuova ondata di acquisti di titoli del Tesoro per USD 600 mld avrebbe un impatto che oscillerebbe tra poco meno dello 0,1% e lo 0,4% di Pil nel 2013.
La domanda è: una ulteriore riduzione dei rendimenti dei Treasury decennali a tra l’1 per cento e 1,5 per cento, darà certo ossigeno agli investitori professionali ma…servirà a sostenere il mercato immobiliare e la fiducia dei consumatori? La spesa delle famiglie statunitensi è aumentata nel mese di luglio per la prima volta in tre mesi, e la fiducia dei consumatori è salita ai massimi a tre mesi in agosto, secondo l’indice di fiducia Thomson Reuters / Università del Michigan. Sono timidi segnali di ripresa. Resta da capire quanto la resilienza dei consumatori sia correlata allo stimolo monetario della Banca centrale. Tema controverso quest’ultimo, su cui il dibattito degli economisti è aperto e vivace.