Asteco e cieloAuguri Diego!

In principio Dio creò il cielo e la terra… questa è la Genesi l’inizio di tutto. Ovviamente non voglio cadere nel blasfemo facendo paragoni ingombranti, ma per raccontare quello che è successo il ...

In principio Dio creò il cielo e la terra… questa è la Genesi l’inizio di tutto. Ovviamente non voglio cadere nel blasfemo facendo paragoni ingombranti, ma per raccontare quello che è successo il 30 Ottobre del secolo scorso si potrebbe usare un qualcosa che gli somigli molto.

Cinquantadue anni fa’ l’altissimo, grande appassionato di calcio, decise di trasformare questo gioco in cui l’obbiettivo è quello di segnare più reti dell’avversario nello sport più bello del mondo. Capace di coinvolgere masse di appassionati sparsi per il globo, far sognare ad occhi aperti noi comuni mortali.

Tutto ebbe inizio a Lanùs, città Argentina collocata a sud di Buenos Aires. Proprio lì infatti nacque un bambino di nome Diego Armando Maradona Franco, quinto di otto fratelli. Quel bambino era il predestinato, praticamente il calcio in carne ed ossa. Il talento cristallino del Diego fiorì in maniera istantanea, tranne per qualcuno troppo preso a specchiarsi in se stesso e alle sue performance quando occupava la propria porta. Resta celebre però il tentativo di Hugo Gatti di intimidire El Pibe de oro con queste parole: “Sei un barilotto grassottello, non potrai mai segnarmi”. Come risposta il predestinato gli promise quattro reti: promessa mantenuta.

Lasciata la terra d’origine il prescelto si appresta a seguire il periplo disegnato dall’altissimo, facendo prima una sosta in terra iberica, sponda blaugrana, approdando poi nella terra promessa; la carriera del trequartista argentino si colorò così d’azzurro, un azzurro splendente fatto di successi ma soprattutto d’amore. Già perché a Napoli Diego Armando Maradona rappresenta sempre un istituzione, per un napoletano, che ha avuto la fortuna di vederlo giocare, parlare di Diego è un emozione senza tempo. Il fortunato spettatore porterà sempre con sé la consapevolezza di aver vissuto un era senza eguali, forse irripetibile, anni passati a colpi di tango, colpi che hanno portato prima in Italia poi in Europa il nome di una città troppo spesso infangata.

Ahimè non ho goduto di questa fortuna in prima persona, ho però saziato la mia fame facendo scorpacciate di VHS, ma soprattutto tormentando i miei timpani con i racconti del mio papà. La scena era sempre la stessa, prendevo la storica figurina del numero dieci e chiedevo: “Ma papà chi era Maradona?” e lui con una leggera smorfia di orgoglio, con la fierezza di chi a quei momenti era presente cominciava a raccontare e raccontare; ma la sapete la vera magia qual è ? che a distanza di anni sarebbe pronto a raccontare di nuovo tutto dall’inizio, da quel 5 luglio del ‘84, giorno della famosa presentazione di Maradona al pubblico del San Paolo, giorno dove ovviamente lui era presente.

Con queste poche righe ho voluto fare gli auguri a Diego per le sue cinquantadue candeline, a un campione indiscusso, il migliore dei tutti. Tralasciando appositamente quelli che sono stati i suoi colpi di testa, parlo di quelli fuori dal campo, che spesso hanno spinto noi tifosi a condannarlo, bada bene solo come uomo…

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