Calcio in facciaCari fottutissimi colleghi

Pochi e semplici chiarimenti.  Nell'articolo riguardante il profilo Facebook che parlava di una presunta combine Livorno-Spezia, non ho mai scritto che era data per certa. Anzi nell'unico passaggio...

Pochi e semplici chiarimenti.

Nell’articolo riguardante il profilo Facebook che parlava di una presunta combine Livorno-Spezia, non ho mai scritto che era data per certa. Anzi nell’unico passaggio in cui parlo della partita spiego come l’episodio del rigore ed espulsione del portiere sia tutt’altro che oscuri.

Il profilo Facebook è uno dei tanti sui quali si danno delle dritte. Certo avvalorare una notizia con la parola mafia è un comportamento eticamente sbagliato e comunque avventato. “Me l’ha detto la mafia quindi è vero” denota quantomeno una visione distorta della realtà. E’ la favola di “Al Lupo al lupo”, quando il lupo c’è davvero nessuno ti crede.

Alcuni media giustificano l’uscita del ragazzo, sempre che di tale si tratti, come una ragazzata. Ecco non so che idea abbiamo i colleghi delle ragazzate. Ragazzata è suonare i campanelli e scappare, non suggerire una scommessa dicendo “andate tranquilli, c’è la mafia”.

Che il calcio italiano non abbia una buona fama è cosa risaputa. Quasi in contemporanea con l’articolo de linkiesta.it è uscita la notizia di un’indagine che riguarda altre due squadre.

Alcuni media hanno messo in dubbio la credibilità dei siti internet. Gli stessi che hanno prima dato la notizia,magari non citando la fonte, e poi hanno dato la smentita, questa volta ricordando che era comparsa su linkiesta.it. Altri hanno utilizzato l’articolo come esempio di come i siti internet non facciano verifiche delle notizie che pubblicano. A smentirci ci sarebbe lo stesso profilo Facebook anonimo, che ha fornito la notizia. Quindi il dio dei pronostici non è attendibile quando ne parla linkiesta.it, ma è attendibilissimo quando la smentisce.

Ps questa sera l’Italia gioca contro l’Armenia. Non posso non pensare a un simpatico collega armeno con il quale nel 2007 a un convegno dell’Aips chiacchierai a lungo di libertà di stampa e verifica delle fonti. Mi fornì uno sguardo inedito su cosa significhi fare il giornalista in paesi molto lontani e diversi dall’Italia.

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