Berlusconi si ritira, nuovamente; un po’ come Jordan, un po’ come Schumi, il nostrano B. ama i grandi ritorni ma questa volta DOVREBBE essere quella definitiva per un suo addio alla leadership del centro destra. Possiamo considerare conclusa quindi l’esperienza del quattro volte Presidente del Consiglio in politica e a dicembre, a quanto pare, si terranno le primarie nel Pdl per designare il suo successore (l’uso di termini quasi monarchici non è assolutamente casuale).
Personalmente non credo che il Pdl possa reggersi per molto tempo senza l’unico collante che lo teneva insieme, cioè Berlusconi. Il Pdl, o il centro destra più in generale, per continuare ad andare avanti, avrebbe bisogno di un leader carismatico, di un uomo (o una donna) ancora “vergine”, estraneo alla fallimentare esperienza di governo appena trascorsa e che goda della fiducia degli italiani (che i vari Santanchè, LaRussa & co. si sono già ampliamente giocata). Ecco perchè i vari Alfano, Mussolini non sono, al momento, candidature autorevoli che possono seriamente impensierire il centro sinistra. Il jolly potrebbe venire dall’attuale governo tecnico (Monti e Passera i più papabili), il che garantirebbe l’appoggio dell’UDC e la probabile epurazione dal partito dei vari falchi.
Ma primarie a parte noto che in Italia la domanda di un partito liberale è altissima e, per assurdo, il boom di Renzi (che certo non è uno statalista convinto) lo testimonia: tanti, tantissimi italiani non si sentono rappresentati da nessun attuale partito e vorrebbero la creazione di una piattaforma liberale, autorevole, moderata e moderna. Ad una domanda sempre in crescendo, l’offerta non risponde in modo adeguato, proponendo candidati impresentabili, programmi sui generis, alleanze bislacche.
Un esempio su tutti: il primo nodo fondamentale è alleggerire il peso dello Stato. Un concetto questo teoricamente molto amato a destra e disprezzato a sinistra; ma il Pdl ha capito veramente cosa significa diminuire il peso dello Stato?! Vedo tentativi di privatizzazione della scuola, dell’Università, della sanità, dell’acqua, resto basito. Non è certo la scuola pubblica che rallenta le imprese e la competitività dell’Italia; e non lo è neanche la sanità pubblica che per quanto bistrattata e con i suoi problemi, resta un grande vanto per il nostro Paese. Alleggerire il peso dello Stato significa eliminare burocrazia, riunire e semplificare l’immenso materiale legislativo che abbiamo e che causa incertezza, numerosi e lunghi processi con costi non sopportabili, significa liberalizzare settori ingiusticatamente chiusi e diminuire i contributi pubblici a settori privati che possono tranquillamente reggersi da soli, significa vendere beni inutilizzati dello Stato, togliere partiti e politica dai vari apparati amministrativi per affidarli ad una classe tecnocratica assunta tramite concorso, significa stravolgere quel sistema di potere realizzato da DC e PCI nell’immediato dopo guerra che limita la nostra competitività. Eh sì, perchè forse quei padri fondatori che tanto ringraziamo forse non hanno fatto tutto per il solo bene del Paese e la Costituzione che innalziamo a bene sacro e che fu scritta per un’Italia che non c’è più, forse forse, potremmo senza ledere la maestà di nessuno, iniziare ad ammodernarla.
Ma il centro destra tutto questo pare non capirlo.