Yes we ScanGrillo in Sicilia come Berlusconi in Sardegna

La Sordina dell'Imbarazzo e il Contesto che il comico troverà in Sicilia C'è stata finora una patente Sordina mediatica sulle prossime elezioni regionali che il 28 prossimo attendono la Sicilia al ...

La Sordina dell’Imbarazzo e il Contesto che il comico troverà in Sicilia

C’è stata finora una patente Sordina mediatica sulle prossime elezioni regionali che il 28 prossimo attendono la Sicilia al voto per il Presidente e i suoi 90 remuneratissimi deputati che siederanno nel terzo organo legislativo, pur contemplato dalla carta costituzionale in virtù della speciale – e discussa – autonomia dell’Isola. Che questa sordina sia una Sordina dell’Imbarazzo, lo sanno bene e ne sono consapevoli pure i principali leader nazionali che su questo appuntamento siciliano, al momento, cercano di stare alla larga dal dibattito con fare evasivo, nonostante ci si trovi davanti ad uno dei più grossi bacini elettorali per popolazione. La stessa “evasione” vale anche per i numerosi contenitori televisivi di approfondimento politico (record tutto italiano) che finora hanno retto il gioco dell’Imbarazzo politico alla maggior parte di quei leader, senza approfondimenti degni di nota per questa tornata elettorale. I pasticci tra i principali candidati delle coalizioni in corsa nella terra dell’ex 61 a 0 sono tanti e tali che, rendendo onore alla miglior antropologia barocca siciliana, meriterebbero una analisi a parte ad uso di chi sta fuori dai confini dell’isola ed ancora non ha comprensibilmente capito cosa sia accaduto, cosa stia per accadere e cosa accadrà. Tuttavia, basterà intanto restare qui a navigare – sui link de L’Inkiesta, tra i pezzi di cronaca di Giuseppe Alberto Falci – per avere contezza non solo dei pasticci e delle architetture barocche messe in piedi per questa campagna elettorale ma anche dei suoi lati tragicomici, con i casi esemplari dei candidati clonati in due liste diverse per due coalizioni diverse. Agli archivi restano ormai pure le improvvide – poi, successivamente non più coltivate – analisi di alcuni osservatori o “retroscenisti” che sulle foliazioni nazionali, fino a poco tempo fa declinavano (o auspicavano?) le elezioni regionali in Sicilia come test nazionale. Ancor più per il Pd di Bersani che peraltro, anche in questo caso siculo, rischia di dimostrare come negli ultimi anni da Napoli in giù, tra primarie ed esiti finali poco brillanti, non stia messo proprio bene-bene. Non è forse neppure da auspicare ai tanti ingegneri delle bozze come “test nazionale” l’attuale legge elettorale in vigore in Sicilia. Fatto salvo lo sbarramento del 5 % per le liste, la legge siciliana consente a chi prende un voto in più degli altri, sì di essere direttamente eletto come presidente: ma con il rischio di governare senza una maggioranza autonoma, consegnando “il vincitore” in una condizione di assoluta ingovernabilità. Nemmeno le “forchette di errore” che abitano nel linguaggio dei sondaggisti, mettono dubbi su questo dato ormai. Come presto verosimilmente si dimostrerà da qui fino al voto, chiunque vinca tra i candidati in pole position per Palazzo D’Orleans, sembra non avere speranza alcuna di raggiungere il 40% per conquistarsi il premio di maggioranza, finendo così nelle consolidate e rituali trattative sicule delle alleanze post voto: con i loro consueti carichi di ricatti, “appalti”, cooptazioni e deputati transeunte.

Fosse, poi, solo la legge elettorale il problema per la Sicilia. L’isola induce per caratura (scarsa), qualità (bassa), antropologie (surreali) e biografie (soliti noti, non solo agli atti dei tribunali) dei candidati in lista e del suo personale politico, ad un inevitabile pessimismo sciasciano. Così per come sono le cose e per come vanno nell’Isola da sempre, nemmeno una legge anglossasone bipartitica, uninominale a turno secco potrebbe salvarla. Nella splendida Albione chi vince governa e chi perde controlla dall’opposizione: con un sistema anglosassone in Sicilia finirebbe comunque che chi vince governa e chi “perde”, pure. Questo ostinato riflesso siculo non ha risparmiato neppure gli stessi esponenti del Pd siciliano quando, alle passate elezioni regionali del 2008, candidarono Anna Finocchiaro per poi, di lì a poco, stare in maggioranza con il presidente uscente Raffaele Lombardo, adottando l’abile quanto flebile argomentazione che il leader autonomista (ec Dc, ex Udc) avrebbe liberato la Sicilia dal “Cuffarismo e dal Dell’Utrismo” (quella argomentazione uscì proprio dalla bocca dell’attuale capogruppo del Pd al Senato).

Ad ogni modo, i punti problematici sulla Sicilia sono tanti: e alcuni di questi riguardano in particolare la vocazione storica di una significativa maggioranza dei suoi elettori. Che si tratti di buoni carburante, buste della spesa distribuite dei patronati, promesse di assunzioni, surreali corsi di formazione regionale per pizzaioli, liste d’attesa in strutture sanitarie, appalti o altri favori a vario titolo (e per vari strati sociali), quella vocazione ha avuto ed ha un solo nome: compravendita dei voti. Tuttavia, in tempi di crisi e spending review occorrerà anche capire come, con quali e quanti soldi pubblici (e privati) i Soliti Noti, avranno la capacità di acquisto per quella significativa parte del consenso che abita nella regione-default sempre sull’orlo della consegna delle carte in tribunale. Non è un caso che a pochi giorni dal voto, sui 4 milioni e mezzo circa di elettori siciliani, le rilevazioni quantifichino nell’inedita cifra record di 2 milioni, il numero dei non votanti accorpati tra astenuti e indecisi. Occorre, quindi farsi pure questo interrogativo che, maliziosamente, porta a pensare come tra quei 2 milioni e dispari ci siano anche quelli che, per usare un gergo noto alle cronache economiche recenti, attendono una “manifestazione di interesse”.

Grillo in Sicilia: sul “campo” (quasi) come Berlusconi in Sardegna.

E’ in questo contesto che Beppe Grillo arriva nella Sicilia ex 61-a-0 e con una similitudine che, per mero tempismo e mood mediatico, ricorda molto i connotati di un altra celebre campagna elettorale regionale fatta “sul campo” e per una durata no-stop di settimane: quella di Berlusconi in Sardegna nel 2009. Qui, capisco, occorre subito mettere le mani avanti per un tot di militanti, elettori e simpatizzanti del Movimento 5 Stelle che potrebbero facilmente saltare dalla sedia leggendo una similitudine del genere. Chiariamoci, qui non si scrive che Grillo e Berlusconi siano, facciano e dicano pari-pari la stesse cose. Ripeto: qui si parla solo meri di riflessi, impatti mediatici e tempismo.

Chi in fondo dal proprio giornale ha tentato di violare la Sordina dell’Imbarazzo su questa campagna elettorale, è stato Filippo Ceccarelli. Il giornalista di Repubblica, in un esercizio di pubblicità comparativa tra iconografie fascio-maoiste e mitologie varie (queste cose le sa fare), ha subito colto la prima mossa mediatica di Grillo studiata ad hoc per “sbarcare” in Sicilia come fosse un Timoniere d’altri tempi. Una traversata a nuoto dello Stretto di Messina, da Est a Ovest, come un Enzo Maiorca o un Mino D’Amato dei giorni nostri, piuttosto che un migrante disperato (a cui magari un giorno negare lo Ius Sòli ai propri figli). Fossero solo le iconografie a rompere quella Sordina che lascia i leader spiazzati su queste elezioni, sarebbe solo spettacolo e nulla più da consumarsi in sole 24 ore a buon uso dei mezzi di comunicazione. Invece no: Grillo farà di più: “isole comprese”. Mentre non si hanno ancora notizie di grandi mobilitazioni da parte dei tradizionali leader su queste elezioni siciliane (ne avremo?), Grillo si piazzerà due-settimane-due in Sicilia fino alla fine del voto, fino all’ultimo giorno utile di campagna elettorale: piazzando ben 36 – leggasi trentasei – eventi in 15 giorni, tra comizi e manifestazioni. Non solo coprendo tutti i capoluoghi di provincia ma “battendo” anche i paesini più impensabili dell’entroterra siciliano (non trovati a caso ma studiati, ognuno con un proprio significato), come del resto la cartina interattiva a zig-zag del suo blog dimostra tappa-per-tappa, con tanto di top-banner che sul sito lo annuncia quasi fosse il booking dei suoi spettacoli.

Anche se non con gli stessi numeri, questa abile rottura della Sordina da parte di Grillo, porta la mente alle incursioni sarde di Berlusconi. Nel 2009, il Cavaliere “sul campo” della Sardegna, tenne spregiudicatamente banco battendo un record assoluto di presenza sui media. La mitica denuncia di quella abbuffata del 2009 fu di Pannella che, esibendo i dati del Centro Di Ascolto, ne mise in luce i numeri sulla presenza in Tv nell’arco di una sola settimana: 1 ora e 29 minuti per Berlusconi quasi fosse lui il vero candidato (che in realtà era Cappellacci) contro 1 minuto e 59 secondi del “povero” Renato Soru. C’è da immaginare che Grillo, forte già di uscite sicule di grande impatto mediatico come quella sulla “Mafia che non strangola le sue vittime”, anche se non farà gli stessi numeri dell’ex Presidente del Consiglio, nell’isola giocherà tutte le carte possibili a costo zero, senza nemmeno essere proprietario di reti televisive e contando sull’attenzione che i grandi contenitori televisivi inevitabilmente gli riserveranno, rompendo dunque quella fragile Sordina dell’Imbarazzo. Per due-settimane-due Grillo girerà l’intera Sicilia (pure le Eolie “isole minori comprese”), portando con sè il proprio candidato alla Presidenza della Regione, Giancarlo Cancelleri, così come Berlusconi portò in giro Cappellacci in Sardegna nel 2009. E’ ovvio che, Grillo, non dirà le stesse cose “ad effetto” che hanno caratterizzato la comunicazione del Cavaliere, né proporrà lo stesso clichè berlusconiano (ricordate il mitico “ghe pensi mi” di Berlusconi che agli operai dell’Euroallumina promise di parlare col suo amico Putin per scongiurare la chiusura dell’industria nel distretto elettorale del Sulcis-Iglesiente?). Tuttavia, di occasioni per robe “ad effetto”, il leader del M5S ne avrà da vendere e la Sicilia, certo, è una di quelle che Isole che non le fa mancare. Passando da Termini Imerese (farà anche una tappa lì) potrebbe chiedersi se ha ancora senso nel 2012 costruire automobili in una isola così bella quanto devastata, passando da Agrigento potrebbe dire che i cinesi non potranno delocalizzare e smontare la Valle Dei Templi per portarsela via, passando dal polo petrolchimico del siracusano potrebbe fare l’apologia del biocarburante, passando dai capoluoghi farà barba e capelli a candidati improponibili (e ce ne sono), passando da Catania potrebbe salire sulla cima dell’Etna a piedi scalzi: e via andare con con un repertorio “ad effetto” come lui sa fare, appunto.

Insomma. Grillo la Sordina mediatica imposta dagli altri su queste elezioni, l’ha annusata e colta al volo: e ne ha annusato anche il movente d’Imbarazzo da parte dei leader degli altri partiti, ergo, non ha perso tempo a tuffarsi nelle acque siciliane. Non ci ha pensato un attimo e lo farà con una visione geografica che potremmo prendere in prestito dagli archivi degli spot vintage: suona un pò come “Aiazzone isole comprese”. Poi c’è un altro “fiuto”, volendo di puro marketing: ma che è peculiarità dell’altra metà di Grillo. Il “fiuto” su quel bacino d’utenza di quei 2 milioni, che secondo rilevazioni restano senza voto, con ogni probabilità lo ha colto anche Casaleggio. Certo, se lasci spazi vuoti di mercato, qualcuno li può riempire: ma in Sicilia la sfida è impegnativa, ardua e audace. Sia che ti rivolgi a quelli abituati a svendere il proprio certificato elettorale, quanto ai più sciasciani pessimisti sull’Irredimibilità dell’Isola. Occorrerà sfidare quella “significativa” quota di elettori che attendono le classiche “manifestazioni di interesse” dei soliti candidati, occorrerà sfidarne l’antropologia in una terra – peraltro – ancora parecchio indietro sull’uso della Rete e delle nuove tecnologie: figuriamoci per robe “liquid”.

Sicuramente uno sfizio Grillo e i suoi se lo passeranno: e lo faranno prendendosi beffa dell’esercito di candidati multilevel messo in campo in queste elezioni siciliane. Un posto all’ARS, un posto da deputato al parlamento siciliano, è ambitissimo da sempre e c’è gente in Sicilia che ancora oggi deve finire di pagarsi il mutuo per le spese della campagna elettorale del 2008. La formidabile beffa? Che qualche grillino andrà a sedere a Palazzo Dei Normanni avendo speso non più di un paio di centinaia di euro, al massimo: e saranno soddisfazioni, almeno. Semmai le elezioni siciliane saranno un “test nazionale”, lo saranno solo per Grillo.

Sergio Scandura

Twitter: @Scandura