Santi, poeti e navigatoriIl bilancio del turismo nautico in Italia

Prima di cambiare il titolo di questo blog, togliendo l'ultima voce, conservo un po' di ottimismo nonostante l'autunno arrivato di prepotenza e i dati che arrivano dalla chiusura del Salone Nautic...

Prima di cambiare il titolo di questo blog, togliendo l’ultima voce, conservo un po’ di ottimismo nonostante l’autunno arrivato di prepotenza e i dati che arrivano dalla chiusura del Salone Nautico ‘Internazionale’ di Genova.

Il mea culpa degli amministratori, delle istituzioni e delle varie autorità è stato un lamento corale, conclusosi con la visita del ministro Corrado Passera nella giornata di sabato scorso che ha promesso di aiutare il settore.

Intanto i dati che arrivano dall’osservatorio nazionale sulla Nautica, ovvero quelli relativi al calo delle presenze turistiche lungo le nostre coste, sono peggio di quanto avessi potuto notare io stesso girando per i porti la scorsa estate.

Ci sono problemi più gravi dei porticcioli mezzi vuoti, penseranno in molti… e io in parte sono d’accordo. Solo che rimango convinto che il turismo lungo le nostre coste vada incentivato con tutti i mezzi e la direzione presa, invece, mi sembra sia involutiva.

Riporto le ultime ossrvazioni in proposito dal sito www.osservatorionautico.org

Mai così poche barche in navigazione nel mese di luglio; migliaia i posti di lavoro a rischio.

Rispetto al luglio 2011, che pure è stato un anno di forte crisi economica, la filiera turistico-nautica segna un decremento medio del 33% per quel che riguarda i transiti, ma nelle prime quattro regioni per numero di posti barca la media peggiora e si attesta sul -48%.

L’indagine a campione svolta dall’Osservatorio Nautico Nazionale (ONN) sui 60 porti italiani più rappresentativi dell’offerta turistica di pregio del nostro paese ha permesso di evidenziare lo stato delle presenze, sia per i posti barca stanziali, sia per quelli in transito, nel mese di luglio 2012 rispetto al luglio 2011. Il dato medio nazionale evidenza una contrazione del numero di posti stanziali pari al 26%, valore che scende ulteriormente al -33% per quanto riguarda i posti in transito.

I picchi negativi per i posti barca stanziali si concentrano in Emilia Romagna (-40%), Sicilia (-33%), Friuli Venezia Giulia (-31%), Toscana e Liguria (-28%). L’area maggiormente in sofferenza è dunque quella dell’Alto Adriatico, che complessivamente segna un -30%.

Ancora più critica la contrazione della domanda dei posti in transito che, per quel che riguarda le prime quattro regioni per numero di posti barca e offerta turistica di pregio – cioè Liguria, Sicilia, Sardegna e Toscana – registra un -48%. Drammatica la situazione della Liguria, già flagellata dalle alluvioni primaverili che hanno colpito anche alcuni porti, che segna un -75%; gravissima anche la situazione di Marche (-41%), Sicilia (-40%) e Sardegna (-38%).

Confrontando i dati attuali con quanto emerso dall’indagine del gennaio scorso – svolta dallo stesso ONN per verificare l’impatto dell’adozione della tassa di stazionamento – appare chiaro in primo luogo che la contrazione dell’occupazione di posti barca dall’inizio dell’anno si è notevolmente aggravata, passando dal –17% di gennaio al -26% di luglio, per quanto attiene i posti stanziali.

Inoltre mentre a gennaio vi erano forti differenze territoriali, con le strutture portuali transfrontaliere a subire maggiori perdite (la prima versione della tassa prevedeva infatti il pagamento solo nel caso di permanenza delle imbarcazioni nelle acque nazionali), a luglio invece il dato è molto più uniforme a livello nazionale e fa pensare a una vera e propria fuga dalla nautica.

Dall’indagine dell’ONN emerge che stando alle informazioni raccolte la fuga dei diportisti è dovuta a:
– ispezioni della GdF e relativa clima di “terrore fiscale” (90%);
– ripetitività dei controlli, in mancanza di coordinamento fra le diverse forze di polizia (76%);
– costo del carburante (33%).

Infine, considerando che secondo il Censis ogni 3,8-4 barche si crea un posto di lavoro nella filiera dei servizi e della manutenzione e che l’Italia ha oltre 156.000 ormeggi, l’ONN ha riscontrato che la riduzione nell’occupazione sia dei posti stanziali sia di quelli in transito può rapidamente comportare la perdita di almeno 10.000 posti di lavoro in tempi brevissimi.

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