“Abbiamo tutti paura del nuovo”. A dirlo è Romano Prodi in un’intervista a Libero. Lo penso anche io, ed è forse il pensiero più nuovo che abbia sentito da un politico negli ultimi dieci anni. Neanche Obama, il riformatore per antonomasia (almeno nell’imaginario collettivo), è mai arrivato a un livello così alto di coraggio. Romanone si, peccato però che si sia perso sul più bello riducendo un concetto così coraggioso all’assenza di figure carismatiche sul palcoscenico politico, lasciando intendere che nessuno approccia al nuovo perché la strada tracciata dai vecchi è sempre quella più sicura. Insomma, corsi e ricorsi storici. Però peccato, l’incipit era buono, sembrava davvero volesse aprire a un confronto serio. Solo che per andare per una strada che non c’è, quella nuova appunto, bisogna avere il coraggio di immaginarsela prima, di percorrerla nella mente prima che calpestarla con i piedi, e non mi sembra un’impresa di questa politica, tutta. D’Alema a traino di Bersani (“se vince le primarie mi ritiro dalla scena”), Bersani a traino di Renzi (che ridicolo in quelle foto mentre guarda alla tv Donnie Darko per fare i figo giovane), Renzi a traino di D’Alema (“finalmente basta rottamatori, ora si può parlare di progetti”).
E non è certo la paura ad essere incriminata, semmai l’ignavia generata dalla totale assenza di autostima dei personaggi politici che a fasi alterne governano il nostro paese. Autostima? Loro che sono così gonfi? Beh si, tra loro nessuno detta l’agenda come un vero leader, tutti inseguono tutti, facendo emergere chiaramente la totale assenza di idee e contenuti. E Renzi, il nuovo che avanza, né è il più alto esempio. Un vecchio con l’involucro da giovane, come Instagram che è al tempo stesso con la testa immersa nel passato e con il corpo in corsa nel futuro.
19 Ottobre 2012