Sa di fuga di cervelli, ma anche di fuga di coscienze la storia di Simone Farina, il giocatore del Gubbio che non trovata posto in Italia e riparte dall’Aston Villa . Farà il community coach in Inghilterra il ragazzo che denunciò una presunta combine tra la sua squadra e il Cesena. Ma chi è Simone Farina? E’ un trentenne come tanti. Forse più fortunato di tanti, perchè ha avuto la possibilità di giocare a calcio e di guadagnare più soldi dei suoi coetanei. Ma è anche un trentenne che non è stato al gioco, come tanti.
“So di aver fatto la cosa giusta quando ho rifiutato di essere coinvolto nella combine di una partita – ha dichiarato Farina come si legge sul sito web della sua nuova squadra -. Sono andato dalle autorità perché questa corruzione venisse portata a galla, non c’è posto per gli imbrogli né nel calcio né nella vita”.
Poche semplici parole, che forse andrebbero messe all’ingresso di tutti i centri sportivi.Quelle poche e semplici parole hanno reso Simone Farina ambasciatore del Fair Play per la Fifa, e gli hanno aperto una nuova carriera all’estero. La storia di Simone Farina è simile a quella di tanti giovani italiani che non ci stanno non chiedono raccomandazioni, non tacciono sul posto di lavoro, denunciano le ingiustizie, non fregano il lavoro ai colleghi, magari precari come loro, e vengono spesso isolati. La storia di Farina ha un lieto fine, quindi è una favola e come tale va raccontata. Va raccontata a chi varca la soglia di un campetto di periferia e si avvicina a un mondo come quello del calcio giovanile, dove troppo spesso si parla a sproposito di valori e ideali. Mi ricorda un amico allenatore che mi permetto di citare Simone Farina. Si chiama Umberto Cortelazzi. Un giorno con il suo fare pensoso mi disse: “Lo sai perchè in Italia si vendono le partite??? Perchè siamo un paese di perdenti”. Ecco Simone Farina è un vincente non perchè è all’Aston Villa. E’ un vincente perchè non vende le partite.