La storia della nostra vita (in Israele la ricordiamo in una capanna)

In Israele questo é il periodo delle feste. Ormai stanno volgendo al termine e il paese si appresta a tornare alla routine quotidiana. Abbiamo iniziato con Rosh Hashanah, il capodanno ebraico. Poi ...

In Israele questo é il periodo delle feste. Ormai stanno volgendo al termine e il paese si appresta a tornare alla routine quotidiana. Abbiamo iniziato con Rosh Hashanah, il capodanno ebraico. Poi c’è stato Kippur, il giorno dell’espiazione. Ed ora Sukkot; la festa delle capanne. La festa di Sukkot ricorda la vita del popolo di Israele nel deserto durante il loro viaggio verso la terra promessa, la terra di Israele. Durante il loro pellegrinaggio nel deserto essi vissero in capanne. E’ usanza che ogni famiglia costruisca una capanna e che trascorra parte della giornata all’interno di questa, compreso i pasti. E’ scritto nella Torah: “Dimorerete in capanne per sette giorni; tutti i cittadini d’Israele dimoreranno in capanne, perché i vostri discendenti sappiano che io ho fatto dimorare in capanne gli Israeliti, quando li ho condotti fuori dal paese d’Egitto”. (Levitico 23;42-43)

Quando vi sedete a tavola per la cena di Sukkot, guardate le persone intorno a voi. Guardate i vostri figli, che vi guardano come se avessero qualcosa di meglio da fare, ma la verità è che stare con la propria famiglia è la cosa migliore che possiamo fare durante queste feste. Guardate vostra madre; non sarà a suo agio fino a quando il suo piatto speciale sarà servito. Cammina in cucina e torna al tavolo, avanti e indietro, come se avesse paura che se si sedesse non sarebbe più in grado di rialzarsi; la cena che offre fa capire quanto sia innamorata dei suoi figli. Guardate vostro padre che siede a capotavola, trasmette serenità e quel senso bellissimo di protezione a tutta la famiglia. Guardate i vostri fratelli o sorelle, rappresentano il più bel legame che avete con il passato e le uniche persone che faranno sempre parte del vostro futuro. Guardate la persona con cui avete scelto di vivere, vostro marito o vostra moglie. Li avete scelti, tra l’altro, per momenti come questi. Perché sarà pure bellissimo partire per un viaggio romantico a Parigi, ma avere una famiglia, proteggere i vostri figli, provvedere per la vostra famiglia e amare la persona che stava con voi in trincea durante una guerra chiamata vita, questo si che è una vera storia d’amore. Pensate poi a quelli che mancano, poiché la tavola della feste è sempre piena di gioia, ma è anche piena di ombre tristi; c’è sempre un ricordo di chi non è seduto alla nostra tavola ma che vorremmo fortemente. Guardate voi stessi in base a chi siete e a cosa voi rappresentate: un padre o una madre, un marito o una moglie, un figlio o un nipote, a volte si è tutti questi insieme. Tutti volti di Eretz Israel.

Guardate tutto questo e cercate di raccontare a voi stessi la storia della vostra vita. Ed ecco il mosaico di questa nazione: milioni di storie che provengono da lontanissime parti di questo pianeta. Perché la storia del nostro esilio è la storia di milioni di persone che si ritrovano tutti seduti alla stessa tavola durante queste feste a testimonianza di come le tradizioni che l’ebraismo ci ha dato, ci abbiano protetti e portati fino a qui; il nostro ritorno a Sion è una, cento, mille, milioni di storie bellissime ma difficili. In ogni strada nello Stato di Israele, in ogni collina e in ogni angolo di questo paese c’è una storia. Sono tutte storie che fanno di questo paese un miracolo, un vero miracolo quotidiano di cui spesso ignoriamo l’importanza. Perché se lo Stato di Israele in questi giorni è pieno di capanne, abbiamo dimenticato che Israele stesso è una grande capanna che ci protegge.

Le storie sono tutte diverse tra loro, e sono tutte uguali. Le storie dei moderni abitanti di Tel Aviv o dei i religiosi residenti delle colonie della Cisgiordania, le storie degli idealisti-socialisti dei Kibbutzim o degli ebrei di origine e cultura europea o le storie degli ultra ortodossi con i loro rigidi costumi. Pensate a voi stessi come un capitolo di questo enorme ed infinito libro.
Non dimenticate la vostra storia, siatene fieri poiché la “vostra storia” è un tassello fondamentale di un mosaico chiamato Israele. La storia di ognuno di noi è la storia di chi ha trovato in sé la forza di creare un mondo migliore, perché la terra degli ebrei è terra di tolleranza e di speranza, terra di guerra che vuole la pace.
Dobbiamo sederci a tavola e ricordarci della nostra storia, fare una fotografia delle persone che sono sedute e che erano sedute alla nostra tavola perché probabilmente con il tempo le persone si dimenticheranno di questo miracolo in cui gruppi di giovani, famiglie e persone di talento sono venute qui a vivere e hanno creato un paese in cui la vita di ognuno ha un senso profondo.
La nostra storia è nelle nostre mani. Noi pensiamo che le circostanze ci controllino, ma non è così. Chi siamo e le decisioni che prendiamo determineranno ciò che la gente dirà di noi tra un secolo.
Inoltre durante questa festa suggestiva, Dio ci dice di portare e di unire quattro specie: “E porterete nel primo giorno un frutto dell’albero hadar e rami di palma e un ramo dell’albero di mirto e salici del ruscello e vi rallegrerete davanti al Signore vostro Dio per sette giorni”. Mettendo simbolicamente insieme queste piante, impariamo un’importante lezione di unità e fratellanza. Il cedro presenta sia gusto delizioso sia aroma fragrante, così allo stesso modo ci sono ebrei istruiti nella Torah e protagonisti di azioni positive nella loro vita. Così come il lulav (dattero) è di buon gusto, ma non ha fragranza, così ci sono in mezzo a Israele persone immerse nella Torah, ma incapaci di fare buone azioni verso il prossimo durante la loro vita. Come il mirto non ha gusto, ma produce una meravigliosa fragranza, così ci sono ebrei che anche se sono ignoranti e non si preoccupano minimamente della religione, sono occupati in buone azioni, rispettano e amano il prossimo. E come il salice non ha né gusto né odore, così ci sono ebrei ignoranti della Torah, dell’ebraismo ed incapaci di fare buone azioni per se e per gli altri. Però, solo quando tutti gli ebrei stanno insieme e sono legati strettamente tra loro come le spezie, la pianta e il frutto che uniamo a Sukkot, allora abbiamo “Am Israel” (il popolo di Israele).
Perché ogni giorno, il popolo di Israele si sveglia e decide di scrivere all’interno di un libro intitolato Israele, la storia della propria vita.

Leonardo Aseni

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