E’ una delle cose che riesco a far meglio.
Rimandare.
Ho delle liste infinite.
E sono diventate liste, e infinite, perché si sono accumulate.
Scorrendo l’agenda, vedo che già mesi fa le prime tre voci della lista erano lì, scritte, piantate in stampatello ogni lunedì.
Perché la lista si scrive sulla pagina del lunedì.
Come il peso (rigorosamente in codice) sulla pagina del lunedì.
La pagina dei buoni propositi.
Quella dove in teoria, inizierai la dieta, andrai in palestra, e appunto, spunterai almeno 4 voci della tua lista.
Non è così, non lo farai neanche oggi, lunedì 15 ottobre 2012.
Io per essere sicura, oggi, ho addirittura mollato a casa la vespa, e sono venuta in ufficio a piedi.
E a piedi, mica posso fare niente…
Ho la certezza, oggi, che nessuna delle mie voci verrà cancellata.
E’ rassicurante.
Ne ho una che invece mi mette un’ansia incredibile.
E’ una cartella di Equitalia, perché adesso nei cedolini che ti lasciano nella cassetta della posta…c’è scritto anche cosa devi andare a ritirare.
Sono passata da varie fasi:
UNO: incazzatura incredibile con lancio di fogliettino incriminato, invettiva contro con lo Stato Italiano nel suo complesso.
Odio furastico per tutti dipendenti di Equitalia, verso alla Minetti (perché nelle incazzature bisogna sempre essere aggiornati) con qualche manciata di qualunquismo buttatta qui è la (rubano tutti e io devo anche pagare le cartelle).
DUE: Sgomento. Il ritiro della cartella deve essere effettuato…a 40 minuti di macchina da casa mia!
Se non stessimo a Roma, andrei a ritirarla in un’altra provincia.
TRE: incazzatura per la questione del punto 2 (e ci sta tutta)
QUATTRO: inserimento nella lista al numero 34 e rassegnazione.
Poi oggi che è lunedì, ho rifatto la lista, e la cartella, come è ovvio, sta scalando le posizioni, perché il tempo passa…e la cartella va pagata…inutile girarci intorno.
Oggi l’ho messa al numero 20, per natale, credo, andrò a prenderla.
La lista comprende anche voci di prima necessità, tipo: comprare latte.
Ah, io faccio parte della categoria che ci mette anche il verbo nella lista.
Se scrivessi solo “LATTE” non potrei dormirci la notte.
Latte che?
Che devo fare co sto latte?
Quindi sì, io ci metto il verbo.
Scritto malissimo che poi spesso neanche so che cosa che c’è scritto davvero.
Però la mia lista ha i verbi, all’infinito.
Al massimo posso raggruppare il tutto in categorie di verbi, tipo, che ne so, RITIRARE (e di seguito tutte le cose da ritirare, dalla tintoria alla posta).
Ovviamente il latte lo comprerò, lo so, stanotte, dopo la fine del film, dal drugstore sotto casa, aperto, grazia dio, h24.
Alla voce 39 della lista c’è da tempo una sigla magica: SOL (che sta per spendi, compra, on line)
Per chi non lo sapesse, ho tutta una serie di buoni motivi per cui, da tempo, non compro più niente “fisicamente” e faccio solo Shopping on line.
Queste le ultime cose scovate qui e lì:
Florian Schmid, crucco, che più crucco non si può, cuce sgabelli. Fichissimi.
Sempre sull’onda arreda la casa che non hai, ho iniziato a leggere le chicche che trova Ilaria Chiaratti.
Non amo particolarmente la categoria “archittetti, interior designer e tutti quelli che ti dicono cosa è bello e cosa no come se loro fossero illuminati”.
Ma a Ilaria/Ida, piacciono un sacco di cose che piacciono anche a me.
In fine per la categoria Mamma che più mamma non si può, libreria per nano (sempre per coloro che la crisi non la sentono).
E’ di Nonah e oltre al fatto che sono mobili super resistenti e fatti benissimo, sono mobili fatti con legno proveniente da foreste sostenibili. Che tanto male non ci fa.
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