Appena termianto il confronto Rai tra i due contendenti alla Primarie, emerge il distacco generazionale. Renzi si dimostra un buon comunicatore ed emerge su tematiche come i consumi, le allenze, il conflitto d’interessi, la riforma elettorale. Pari, a mio avviso il confronto sul tematiche riguardanti il lavoro e l’economia industriale, entrambi strizzano l’occhio al digitale e all’innovazione in modo vago con qualche promessa in più tra le lance del giovane sindaco di Firenze. Renzi è forte su tematiche “giovani” come rinnovamento della politica e l’istruzione; Bersani sicuramente più solido su Pensioni (anche se dice la stessa cosa di Renzi a parte lo scalone) e politica estera. Le stoccate più forti sono del fiorentino, che però inserisce troppi messaggi nei suoi minuti. Totalmente differente il mood di Bersani, che si concentra su una tematica alla volta cercando di trasmettere tranquillità attraverso un atteggiamento calmo e pacato, a tratti ironico.
Hanno dominato le metafore, da polli e galline alla “birra assieme”, i due si sono sfidati anche a suon di battute, ma senza colpi bassi. Un confronto rispettoso, alla pari, che ha visto emergere Renzi dal punto di vista comunicativo. Il sindaco ha preso più rischi, osando promesse e schierandosi contro alleanze da fantacalcio con l’Udc. Bersani è rimasto più sul vago, troppo lento su alcuni passaggi, ma sicuramente efficace per un elettorato over 55, che ha poca simpatia per Renzi e per chi gli dice che dovrà andare in pensione dopo, perché vivrà di più.
Aspettando l’analisi di Blogmeter, su Twitter l’hashtag più seguto è stato sicuramente #1Csx2 rispetto a #CsxRai, e il tweet più re-twittato quello molto divertente dell’alter ego fake di Oscar Giannino. Tra i due Renzi ha avuto più re-tweet.
Il il tweet di Marco Bardazzi de La Stampa ha invece il merito di mostrare il trend, Bersani ha l’elettorato di centrosinistra più anziano e quello giovane più “nostalgico” che vede in Renzi alcuni fantasmi del berlusconismo, due “idealtipi di sinistra” molto attivi e dediti alla partecipazione. Bersani, forte della sua immagine composta, vincerà queste primarie perché in Italia la maggioranza demografica, e forse “resposabile”, del paese è sempre più vecchia, ma soprattutto perché i padri non vogliono ancora cedere il posto e le responsabilità ai propri figli.
Renzi dalla sua ha invece la maggioranza dei giovani e dei suoi coetanei. Il fiorentino, che ambisce a diventare il “sindaco d’Italia”, ha sicuramente vinto lo scontro incalzando l’avversario ma senza affondare mai il colpo. Non ha fatto nulla in questo dibattito per avvicinarsi alla maggioranza dello zoccolo duro, se non evidenziare le sue vincite nelle “regioni rosse”. Forse è questo il suo problema, l’essere troppo giovane e troppo “comunicatore” per la “vecchia sinistra”.
Sicuramente più di un merito ce l’ha: aver acceso i riflettori sul rinnovamento della sinistra, sulle responsabilità e sui costi della politica. Ha acceso un dibattito interno al partito e alla politica italiana, ma soprattutto ha aumentato la confusione in una destra che non sa se fare o meno le sue primarie, tirando la volata ad un PD sempre più competitivo e vincente per le prossime politiche del 2013. Forse proprio Bersani dovrebbe ringraziarlo.