“Guilty”, colpevole: Brogan Rafferty, diciassettenne dallo sguardo poco amichevole, è stato condannato alla progione a vita dalla corte di Akron, Ohio. La sua colpa è di essere stato complice del ‘killer di Craiglist‘, Richard Beasley, uomo corpulento di 53 anni, dallo sguardo ancor meno amichevole.
Insieme i due avrebbero ucciso tre uomini, tutti disoccupati. Il quarto solo per caso è riuscito a scappare dalla loro morsa e, dopo una rocabolesca fuga, a dare l’allarme: li attiravano nella loro fattoria isolata con la promessa di un posto da manovale e poi li uccidevano e rapinavano.
Per delirio di onnipotenza e perversione? No. Per soldi. A uno hanno rubato il furgone, a un altro la catenina, a un altro ancora il fucile.
In realtà il caso di Rafferty e Beasley è solo l’ultimo di una lunghissima fila di delitti in qualche modo legati a Craiglist, il sito che è la gigantesca versione americana e on-line di Secondamano.
Niente da demonizzare, per carità.
A quel sito, ogni giorno, si rivolgono in migliaia che nessuno uccide, e se non avete la sfortuna di incappare in un pazzo omicida, Craiglist rimane comunque il miglior modo per trovare quello che vi serve in America: una stanza a New York, una tavola da surf a Malibu, un passaggio in macchina Coast to Coast, un posto libero in un rifugio antiatomico e antimaya per il prossimo 21 dicembre, un’orgia sadomaso last minute: tutto.
Certo a qualcuno è andata male.
Sino ad ora, il sito di annunci, in sé piuttosto innocuo, è costato la vita a circa 20 persone.
Il più famoso di loro è un giornalista della ABC, George Weber, ucciso il 20 marzo del 2009 nella sua casa di Brooklyn, dal suo amante sedicenne (rimorchiato on line) John Katehis. A scoprirne il corpo furono i colleghi, allarmati dal fatto che non lo si vedeva in redazione da due giorni.
La polizia, che sfondò la porta, trovò l’appartemento a soqquadro e il corpo dello speaker offeso da 50 fendenti.
La studentessa Katherine Anne Olson, invece, è stata uccisa da Michael John Anderson, che di anni ne aveva 19.
A metterli in contatto era stato il sito di annunci: lei, studentessa di spagnolo e belle speranze al St. Olaf College, cercava lavoro come baby sitter e scorreva gli annunci, lui aspirante pluriomicida, cercava una vittima per capire “cosa si prova a uccidere una donna” e aveva scitto un’inserzione nella quale diceva di cercare una baby sitter. Lei si è presentata, lui l’ha uccisa.
Philip Haynes Markoff, si è suiccidato in carcere il giorno di ferragosto del 2010. Era rinchiuso perché stava scontando la pena per aver ucciso in una stanza di un hotel di Boston la massaggiatrice e modella Julissa Brisman.
Il killer più temuto e temibile legato a Craiglist è però ancora senza volto e senza nome. Lo chiama Unsub, unknown subject, e avrebbe ucciso tra le 10 e le 14 donne nei dintorni di New York. Lo fa da almeno 5 anni, ma, fino a due anni fa non se n’era accorto nessuno.
Solo nel 2010, cercando una prostituta scomparsa, furono trovati i cadaveri prima di quattro, poi di nove donne. Da un’altra parte un teschio e un torace di donna. Prima di allora nessuno, nel pur efficientississimo e telegenicissimo NYPD si era accorto che c’era un serial killer in giro. Ma come ha fatto un uomo solo a uccidere più di una dozzina di donne in cinque anni senza suscitare il benchè minimo sospetto? A uccidere donne che nessuno avrebbe cercato e, presumibilmente, trovato? Come ha fatto a non lasciare mai uno straccio di traccia a commettere qualcosa che somigli a un errore?
La risposta la danno i giornali che lo hanno soprannominato ‘Dexter’ azzardando un paragone con il serial killer televisivo e l’ipotesi che si tratti, nella realtà come in Tv, di un poliziotto, per come ha dimostrato di conoscere le procedure di indagine e gabbarle tutte, una dopo l’altra.
Forse, la polizia, per trovarlo dovrebbe mettere un annucio su Craiglist.
1 Novembre 2012