Tradurre voci di blogger, giornalisti, scrittori, intellettuali e cantautori cinesi. In una parte di emisfero in cui ci si sofferma molto (troppo?) sull’interpretazione della Cina. Spesso ritenendo di secondaria importanza ciò di cui i cinesi parlano.
Sarà giusto raccontarla, la Cina, anche con i nostri occhi e le nostre categorie di pensiero, ma solo se si è disposti prima ad ascoltarla.
Il web cinese è una finestra da cui guardare le dimensioni e le dinamiche di un dibattito sociale, politico e culturale, che troppo spesso immaginiamo vittima di una retorica spersonalizzante. Che troppo spesso il mercato della notizia riduce a stereotipi e immaginari, a volte parziali, a volte finti.
Baiyin non è una città normale, è in mezzo al deserto del Gobi, sembra un film di Kusturica, anche la gente fisicamente ci somiglia molto.
Baiyin è una piccola città industriale. È nel Nord Ovest della Cina, nel bel mezzo del deserto del Gobi. La definizione più appropriata per descrivere questa città l’ha data un’amica straniera, che nutriva il desiderio ardente di percorrere le leggendarie terre dell’Ovest.
Una volta, qualche anno fa, sedevamo su un bus diretto a Baiyin e lei, guardando dal finestrino lo spazio sconfinato del Gobi, si immerse nel silenzio. Dopo un bel po’ si girò verso di me chiedendomi: «Ma vivi sulla luna?»
In questo angolo di terra, a 103° di longitudine Est e 35° di latitudine Nord, si trova la solitaria Baiyin.
Più di cinquant’anni fa, proprio su questo pezzo di Gobi, fu scoperta un’enorme miniera. Da allora, da ogni parte della Cina, molte persone arrivarono proprio lì: montarono una grande varietà di enormi macchinari e iniziarono a scavare ininterrottamente sottoterra. Scavarono nel desolato Gobi fino a illuminarlo a giorno e creare un incessante viavai di gente .
In quegli anni, la figura dell’operaio che si riversa nelle lande desolate, animato dall’ideale dell’edificazione dell’immenso Nord Ovest della patria, era di gran moda. A Baiyin, quelle persone misero radici e germogliarono. E noi eravamo i loro germogli.
Baiyin è la città d’origine dei cantautori folk Zhang Weiwei e Guo Long, musicisti che hanno fatto parte di band di rilievo come Ye Haizi e Meihao Yaodian. Oggi Zhang Weiwei e Guo Long, classe ’76, si esibiscono davanti a folle di giovani e vecchietti che intonano i loro brani dalla prima all’ultima nota, in atmosfere familiari che lasciano spazio a racconti e aneddoti spiritosi.
Protagonista o sullo sfondo dei loro racconti, c’è sempre il fiume Giallo, culla della civiltà cinese e immagine familiare per i cinesi del nord ovest.
Zhang Weiwei e Guo Long si conoscono, sbronzi di musica e giovinezza, una sera presso l’Hotel Baiyin. Nel mezzo del deserto del Gobi, l’albergo ospitava la prima sala da ballo della loro cittadina e i locali gruppi musicali animavano le serate degli abitanti di questo piccolo centro di provincia che si avviava a sviluppare l’industria mineraria.
Sulla loro musica ballava la gioventù delle fabbriche e delle miniere che si preoccupava di “non perdere la faccia” davanti le ragazze e finiva regolarmente in risse, improvvise “come tempesta di sabbia del deserto” e placate da “quelli del governo”.
Gli anni della giovinezza vissuta a Baiyin, cittadina del Gansu, sono raccontati da Zhang Weiwei nel racconto Hotel Baiyin, che accompagna l’ultimo album omonimo scritto a quattro mani con Guo Long.
In questo racconto, che sembra non poter prescindere dalle note malinconiche e popolari della musica del far west cinese, Zhang Weiwei racconta una storia di amicizia, di amore per la musica e per un paese che svanisce lentamente nella sabbia del deserto man mano che ci si allontana per trasferirsi nelle promesse delle grandi città.
Un paese che partecipava alla costruzione del socialismo dalle grandi fabbriche da diecimila operai.
Hotel Baiyin racchiude storia recente cinese, poesia, storia di amicizia e amore per la musica.
L’intero racconto è su Caratteri Cinesi (che ha anche un account Twitter), la rubrica di traduzione di China Files focalizzata sulle voci del web cinese.