Non sono positivi i segnali che arrivano dall’economia greca ma le aspettative per l’Eurogruppo straordinario di oggi sono poche, soltanto un vertice europeo di tappa. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, si è affrettato a mettere le mani avanti sull’esito di un appuntamento in cui non potrà esserci una decisione definitiva su via libera a nuovi aiuti alla Grecia, poiché alcuni parlamenti (tedesco, olandese, finlandese) dovranno dare l’ok all’esborso della tranche da 31,5 miliardi di euro.
A fine dell’anno, l’economia si sarà contratta del 20% rispetto a cinque anni fa, e il governo prevede un altro calo del 4,5% del Pil nel 2013. Malgrado una situazione così disperata, la Grecia continua a indebitarsi con l’estero aumentando fortemente il disavanzo della bilancia delle partite correnti.
L’indebitamento estero può avere un senso quando un paese si trova ad affrontare un calo temporaneo della crescita. Può contribuire ad attenuare gli effetti sui consumi e sulla domanda interna. Ma la Grecia non sta soffrendo di un temporaneo rallentamento del ciclo economico. Negli ultimi temi i creditori internazionali hanno lentamente cominciato a riconoscere la insostenibilità di questa dinamica dell’indebitamento. Il FMI, fornitore di circa un terzo dei 150 miliardi di aiuti concessi alla Grecia dal 2010, ha proposto una ristrutturazione del debito. I governi europei e la BCE, che detiene circa 45 miliardi di euro di obbligazioni greche, hanno respinto la proposta.
Alla fine i creditori internazionali dovranno fare i conti con il fatto che la Grecia non sarà in grado di rimborsare il suo debito. Tuttavia, per guadagnare tempo, è possibile che ulteriori misure, come ad esempio piani di riacquisto del debito greco (Reuters parlava ieri di un piano di riacquisto del debito al prezzo di 25 centesimi per ogni euro nominale), possono temporaneamente rinviare la resa dei conti.
In un’intervista a Manila, il direttore del Fondo monetario Christine Lagarde ha dichiarato che la credibilità del Fmi è in gioco alla ricerca di “un solido programma per la Grecia che convinca gli investitori oggi che potrà stare in piedi domani.”
“La Grecia è in un pasticcio” ha detto ieri James Mirrlees, vincitore del Nobel per l’economia nel 1996. E ci resterà fino a quando non avrà ristabilito la competitività economica nazionale al punto tale da dare un forte impulso alle esportazioni. L’austerità, da sola, non è sufficiente a rilanciare la competitività delle imprese. L’unica opzione percorribile, al momento, è default del debito greco con l’uscita del paese dall’eurozona. Ma sarebbe un’opzione non indolore e non priva di turbolenze che potrebbero compromettere la stabilità finanziaria dell’eurozona.