■ Chi è Fabrizio Goria?
Fabrizio Goria, giornalista de Linkiesta e noto esperto di economia, ci ha concesso un’interessante intervista qualche giorno fa: abbiamo parlato della crisi economica, delle banche e dei provvedimenti che il governo dovrà prendere prima della fine della legislatura, giusto per citarne alcuni.
In primo luogo abbiamo chiesto a Fabrizio cosa ne pensa dei politici che indicano l’Euro come causa di ogni male, e se si tratta di un argomento valido oppure semplicemente dell’uso di un bersaglio facilmente spendibile in campagna elettorale. A suo avviso il problema non è tanto dell’Euro come moneta, in quanto si tratta di una questione già risolta, ma è un problema politico. L’Europa stessa è divisa in due, una parte che vuole maggiore integrità e sviluppo dell’UE, e l’altra parte che incarna le spinte populiste e la rabbia della gente che spinge per il ritorno alle valute nazionali. Nessuno tuttavia sa veramente cosa può succedere nel caso quest’eventualità dovesse diventare realtà.
Un’altra domanda fatta a Fabrizio riguarda la possibilità della trasformazione della BCE nell’equivalente della FED americana, e se questo passaggio è inevitabile per il mantenimento della stabilità europea. Fabrizio sostiene che è molto facile pensare che stampando moneta si risolva tutto: tuttavia non si può pensare di risolvere una crisi di debito che è anche sociale ed economica, creando semplicemente altro debito.
Negli Stati Uniti si è in piena campagna elettorale: le elezioni e il loro esito avranno probabilmente qualche effetto sull’andamento dell’economia americana e quella europea. Secondo Fabrizio se gli Stati Uniti fossero stati più forti a livello negoziale, anche la crisi in Europa sarebbe finita probabilmente prima. Al G20 di Cannes i funzionari americani erano spaventati da quello che stava avvenendo in Europa, specialmente a causa dell’incertezza riguardo al futuro. Gradualmente la BCE sta prendendo provvedimenti e di fatto sostituendosi a governi e politici, rendendo gli Stati Uniti un giocatore minoritario in questo grande gioco.
Abbiamo chiesto a Fabrizio quale sia il livello reputazionale delle banche sul web e quali azioni di comunicazioni potrebbero intraprendere per migliorare la loro immagine: secondo lui molte persone odiano le banche in quanto non le capiscono, e non capiscono il loro reale lavoro e le difficoltà che queste incontrano. Sarebbe dunque indicato che si aprissero di più, comunicassero di più per arrivare alla persona comune. Dal momento in cui l’informazione diventa ottimale, le banche saranno probabilmente meno odiate.
La crisi ha portato molte persone ad avvicinarsi al mondo economico con molta curiosità, perché vogliono capire che cosa succedendo e perché. Dall’altra parte anche i giornalisti dovrebbero fare un aggiornamento continuo, in quanto il mondo sta cambiando, molti mercati stanno cambiando, e se loro stessi non riescono a capirli, sarà impossibile riuscire a spiegarli ai lettori.
Per quanto riguarda la trasparenza finanziaria dell’Italia rispetto ad altri membri del G20, purtroppo la situazione è negativa: l’Italia non è riuscita nemmeno a rispettare gli impegni presi durante il G20 di Cannes, molto probabilmente a causa dell’abbraccio mortale tra le banche e la politica.
Secondo Fabrizio una maggiore diffusione di open data da parte della PA rischia di scoperchiare un vaso di Pandora: se si va a guardare nel piatto in cui tutti hanno mangiato negli ultimi 20 anni, qualcosa si trova sicuramente. Per questa ragione l’open data potrebbe creare dei fastidi a molti.
Abbiamo chiesto a Fabrizio un’opinione in merito a Digitalia: a suo avviso sarebbe un cambiamento epocale se veramente fosse portato avanti in modo serio, competente ed efficace. L’Italia avrebbe finalmente la possibilità di mettersi al pari di tanti altri paesi, primo fra tutti la Francia.
Infine abbiamo a chiesto a Fabrizio quali sono le 3 mosse economiche lungimiranti che questo esecutivo dovrebbe portare a casa prima della fine della legislatura: in primo luogo tagliare le tasse alle imprese, decisamente troppo elevate; tagliare la spesa pubblica e gli enti inutili; attuare i progetti di semplificazione territoriale, primo fra tutti l’abolizione delle province.
Naturalmente invito tutti a visionare l’intervista, molto ricca di spunti e riflessioni. Buona visione!