Yes we ScanIl Fatto quotidiano affida l’analisi politica a Gaspare Mutolo, killer di mafia

La Mafia esiste, le Bufale pure. Per Il Fatto Quotidiano da oggi le analisi scientifiche sui flussi elettorali della Sicilia non le fanno più quelli come il professore D'Alimonte ma killer di Mafia...

La Mafia esiste, le Bufale pure. Per Il Fatto Quotidiano da oggi le analisi scientifiche sui flussi elettorali della Sicilia non le fanno più quelli come il professore D’Alimonte ma killer di Mafia come il pentito Gaspare Mutolo.

Prendiamo in prestito una battuta. Via Twitter l’avvocato Michele Costa (figlio del Procuratore Capo di Palermo Gaetano Costa, la più alta carica della magistratura inquirente assassinata dalla Mafia a Palermo il 6 agosto 1980) ha scritto: “la Mafia esiste, le Bufale pure”.

Ri-capiamoci sull’insieme dei detenuti reclusi nelle carceri esistenti all’interno dei confini regionali della Sicilia. Quelli raggiunti dal 416bis “pieno” sono minoranza rispetto ai reati comuni (e che ci vogliamo mettere pure rapinatori, violentatori, scippatori, drogati e senegalesi – con tutto il sincero rispetto per i senegalesi – nelle file della Mafia?). Non lo dice chi vi scrive ma sono dati forniti dal sovrintendente regionale alle carceri citato nell’articolo scritto qui su Yes We Scan che tanto sta facendo, giustamente, discutere: e nel dato sul 416bis si calcola il c.d. proletariato criminale in attesa di giudizio e che in alcuni casi si vede derubricato il reato ad associazione semplice. Chiariamoci anche sul termine “collegati” alla Mafia riportato in modo dozzinale – per esempio – in un blog che ne attribuisce un 80% (uh?) al carcere Pagliarelli senza conoscenza alcuna del codice penale: ovvero i reati concorsuali 110 e quelli di favoreggiamento aggravato ex articolo 7 (a Cosa Nostra) ma che non sono rinconducibili all’organicità dell’imputato all’associazione Cosa Nostra per come sono conosciuti i dettami che abitano nel nostro codice penale. Se proprio-proprio volete un esempio “suggestivo”, persino Salvatore Totò Cuffaro, processualmente favoreggiatore e non Mafioso sta detenuto fuori Sicilia, a Rebibbia. Idem il “Principe Delle Cliniche” Michele Aiello condannato dai giudici palermitani come longa manus di Binnu Provenzano che venne spedito nelle carceri abruzzesi. In poche parole: le chiacchere fondate sulle suggestioni stanno zero. Riina, Provenzano, Bagarella, Lo Piccolo, Santapaola e via andare fino al meno conosciuto alla grande cronaca giudiziaria: i Boss siciliani della Mafia stanno praticamente tutti reclusi e assicurati nelle patrie galere dal Lazio in su e non viceversa (ed è giusto che sia così: qui sfioriamo l’apologia dell’acqua calda).

La Sicilia vive al momento una fase di polverizzazione delle famiglie che fanno persino invidia e concorrenza a correnti e soggetti della della stessa politica italiana per come stanno messe oggi: oramai ridotte a gestione “dell’ordinario” su un territorio come quello della Regione Sicilia segnato da una crisi senza precedenti e con cifre da default, tra droga, estorsioni, piccoli appalti (dove ancora ci stanno) e forniture di beni imposte in modo mafioso ad esercizi commeciali e imprenditori dell’Isola (che è il vero Pizzo).

Prendiamo anche atto, quando ancora non si capisce se chi o meno in Sicilia abbia uno status di capomafia “importante” di come, piuttosto che far commentare i dati sui flussi elettorali in Sicilia all’egregio Prof. Roberto D’Alimonte, il Fatto Quotidiano abbia oggi preferito concedere tale esercizio scientifico ad un killer di Mafia come il pentito Gaspare Mutolo.
Peraltro: se Mutolo dal suo status di collaboratore di giustizia vanta informazioni a supporto di quanto oggi “analizza” ed è entrato in contatto in questi giorni di campagna elettorale siciliana con ambienti mafiosi (può farlo? non è a regime di programma di protezione per i pentiti?), le procure antimafia dei fori di competenza quanto gli apparati investigativi, si attivino e lo chiamino senza perderci tempo.

E’ un segno dei tempi: ed è un segno dei tempi come, pur di avvalorare certe tesi ad ogni costo si ricorra a suggestioni ad ogni costo. La Mafia agisce prevalentemente territorio per territorio, comune per comune, contea per contea, mandamento per mandamento. Si “agita”, interagisce, prova ad interagire quanto ad infiltrarsi nei vari governi locali secondo interessi locali via-via a “cose fatte” dopo ogni campagna elettorale: che siano di sinistra o di destra. La Mafia è molto più federalista di quanto si pensi ed è pure agevolata – in molti casi – da legislazioni criminogene italiane che nel territorio creano riflessi criminogeni per quanto riguarda Droga. Appalti, Finanza e Trasparenza. Se proprio-proprio vogliamo poi indicare un aspetto globale del grande business criminale: l’unica cosa che al momento tiene globalmente unita la Mafia come interesse lobbistico mondiale, è il grande affare sulla droga garantito dalle attuali politiche proibizioniste: e di questo se ne è fatto convinto pure il buon Roberto Saviano che in materia non le manda certo a dire.

Gli amici-degli-amici in questo momento vanno dove ci stanno i “pìccioli” per fare affari o vanno comunque dove ci stanno soldi per riciclare soldi.
E’ nel settore del Gas dei paesi ex Patto di Varsavia che Massimo Ciancimino va fare il grosso delle sue operazioni, non al petrolchimico di Gela. E’ nella più grande discarica europea di Bucharest che Massimo Ciancimino va a fare il colpo grosso, non nella discarica palermitana di Bellolampo. La Palma oggi va ed è al Nord o – come opportunamente ricordava qualche giorno fa il Procuratore Generale Roberto Scarpinato durante la missione speciale a Palermo della commissione europea antimafia – la Mafia “va persino in Germania”.

Finché si vede il guadagno totale del business mafioso su scala nazionale o mondiale, certo, si può identificarne in astratto una dimensione così grande tale da additarla come Holding: ma identificarla come una unica Partita Iva è improvvido o al massimo porta la mente alla Spectre di James “Shaken-Not-Stirred” Bond.

Finché su alcuni organi di stampa si continuerà a vedere, valutare e declinare la Mafia come una corporazione professionale con tanto di ufficio di rappresentanza nazionale o, peggio, come un sindacato o un partito politico nazionale non se ne esce e – insisto – gli si fa solo un gran favore mediatico. Però capisco: a questo punto chi mette in campo suggestioni per avvalorare ogni tesi, oggi è disposto a tutto: anche chiamare un killer dandogli i connotati di analista scientifico, inlfuenzer, politologo, scienziato e opinion leader come Gaspare Mutolo (per la droga semmai, a suo tempo era abbastanza forte: e questo è indubbio).

Scritto questo, eccome: la Mafia esiste (ed è cosa seria, molto seria), le Bufale pure.

Portate pazienza

Twitter: @scandura

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