A volte non si sa se è meglio ridere o piangere. Un anno fa il rendimento dei BTP italiani era ai massimi dall’introduzione dell’euro, si parlava di un bailout di Roma, di euro break-up, di arrivo della troika nella nostra penisola. Arrivò a Palazzo Chigi un ex commissario UE, Mario Monti, con il chiaro obiettivo di salvare il salvabile, a tutti i costi. I partiti politici fecero un passo indietro e si accordarono per il governo dei tecnici. Eppure, quello era un mandato a termine. Un anno o poco più per rimettere in sesto i conti ed evitare la richiesta di aiuto al Fondo monetario internazionale. Sono stati tanti gli errori, dagli esodati a una sorta di sudditanza psicologica nei confronti delle misure più dolorose, ma sono tante anche diverse le azioni positive, specie dal punto di vista della ricostruzione delle credibilità perduta in ambito internazionale. E poi, all’improvviso, basta poco per tornare a un anno fa.
Il dibattito politico, gli scontri, gli attacchi, le ritirate, i sotterfugi. La solita bagarre politica degli ultimi vent’anni, la stessa che ha permesso a Beppe Grillo di cavalcare prima il sentimento dell’anti-casta e poi di sostituirsi a essa, è tornata. Ma è tornata più sterile e scontata che mai. Nessuno che parli del futuro economico dell’Italia, delle sue sfide sui mercati obbligazionari, della recessione che è sempre più profonda, degli incredibili (e insostenibili) gap di produttività che ci sono fra i singoli settori industriali. Nessuno che spieghi come si pensa di reagire alla decadenza del Paese. Nessuno che discuta sugli scenari futuri, che comprendono anche la richiesta di un sostegno a Bce e Fmi. Il nulla è servito. L’esempio di questo? La pubblicità che il Partito Democratico ha creato per promuovere il dibattito fra i cinque candidati alle primarie, previsto per stasera. Se l’alternativa è questa, meglio la troika.