Progettazione partecipata? In Italia si fa poco e con risultati non sempre efficaci. Forse perché richiede molte energie, buona volontà da parte di tutti, coinvolgimento e iniziativa degli abitanti, apertura mentale degli amministratori, poco narcisismo e molta sensibilità da parte dei progettisti, risorse economiche per pagare chi accompagna tutto questo processo. E anche molta pazienza: i tempi spesso si allungano.
Ci sta provando corraggiosamente il Comune di Milano che da giugno scorso ha iniziato un percorso nuovo con il progetto Garibaldi e l’Isola partecipata. Due i temi sul tavolo: la futura sede del Centro Civico del Quartiere Isola e la riqualificazione del cavalcavia Bussa.
Concretamente come si fa la progettazione partecipata? Ecco alcune delle azioni che accompagnano questa buona pratica – quasi un glossario minimo: passeggiata esplorativa, incontri formativi, azione di accompagnamento e facilitazione delle procedure, tavoli di confronto creativo, comunicazione accurata e trasparente di tutto il processo e infine la charrette: una modalità di progetto che vede uniti, con uguali responsabilità, architetti, designer, artisti e cittadini, funzionari e operatori del consiglio di zona e del Comune.
Così è successo alla nuova Stecca dell’Isola due settimane fa, durante tutta una giornata di lavoro. Sono stati prodotti otto progetti di idee che saranno in mostrati al pubblico in più occasioni e in diversi spazi, poi si ravvogleiranno le idee migliori per consegnarle al Comune come linee guida per orientare gli interventi di riqualificazione del Cavalcavia Bussa. Domani domenica dalle 11 e per tutto il giorno saranno visibili al piano terra della nuova Stecca di Via De Castillia e alle 12 ci sarà un dibatto aperto a tutti.
Sentite quante suggestioni arrivano dall’esperienza di vita dei cittadini del quartiere – segue una mia selezione ma trovate la trascrizione integrale delle integrale qui (cliccare su Isola Parte Terza IL Cavalcavia). Da queste parole possiamo tutti capire di più, progettisti e non. Speriamo la politica sia capace di recepire e rispondere adeguatamente!
“Si potrebbe fare come in USA, trasformare la strada in giardini sospesi e chiudere al traffico”; “mi piaceva il cavalcavia quando ci andavano a suonare i ragazzi alla sera, al giovedì c’erano gli ottoni”; “bisognerebbe farci qualche festa, qualche fiera, non si capisce perché non ci hanno messo il mercato”; “è essenziale per il traffico delle vetture? Mi sembra che non passino tante auto per cui potrebbe essere chiuso così da poter fare piste ciclabili”; “il cavalcavia ha bisogno di piccoli interventi. Se ad esempio si creasse una striscia verde e pedonale di collegamento tra i due giardinetti, anche ciclabile secondo me basterebbe”; “non dovrebbe isolare l’Isola ma unire alla città, dovrebbe essere ciclabile “; “bisognerebbe fare li delle attività che presidino l’identità dell’Isola e tengano distante la movida (ciclo-officina, artigiani)”; ” vi vedrei una sorta di villaggio auto-gestito, la vecchia Stecca degli Artigiani sul cavalcavia, un centro per gli artigiani e le associazioni”; “vedo poco fattibile la realizzazione di un giardino per i fumi e i gas. Nel quartiere c’è la problematica di manutenzione del verde: oggi le aiuole di via Borsieri e di p.le Lagosta non vengono curate poiché il Comune non ha indicato chi se ne deve occupare”; “Il Bussa è un bellissimo luogo. È davvero un collegamento. Non lo trasformerei. Il fatto che sia un passaggio è importante, non sconvolgerei questo aspetto. Lo vedo per iniziative temporanee. Senza che nessuno ci metta il cappello”; “ci vorrebbe il pergolato per quando piove e il Wi-Fi. Un posto libero e “selvaggio” non normalizzato, comunque accessibile a tutti”; potrebbe diventare un belvedere che rientri nella Milano turistica da visitare,quale percorso turistico-culturale-artistica per giovani, e quindi una meta”; “simbolo nel simbolo è proprio il ponte della Bussa: deve mettere in condizione chi ci passa di capire che, attraversandolo, si arriva in un posto in cui si vive in un modo diverso.”
(tutti i photocollage sono di Giacomo Coppo e Riccardo Conti)