Si è da poco concluso un concorso di idee lanciato da una piattaforma di ricerca di architetti e paesaggisti, con la partnership di una famosa rivista d’architettura e una giuria prestigiosa, internazionale. Questo il presupposto: se il relitto della Costa Concordia fosse destinato a restare lì dov’è per sempre? Se il suo destino fosse quello, inesorabile, di diventare parte di quel paesaggio e della sua storia, cosa potrebbe diventare? Come si trasformerebbe? Paradosso, provocazone o estremo realismo?
(photocollage di Christophe Gautrand – progetto menzionato)
Certe iniziative appaiono tendenziose, in qualche modo sospette, eppure la domanda che solleva il concorso sembra legittima, preso atto del tragico accaduto, della difficile soluzione e di un epilogo forse imprevedibile. E le risposte, pur avendo qualcosa di sinistro, inquietante, aprono scenari possibili, per nulla scontati. Approfondite qui tutti i progetti, un viaggio di immaginazioni.
(photocollage di Alexander Laing – Francesco Matteo Belfiore – primo premio)
Come si fa ad essere sicuri che il relitto sarà rimosso, senza lasciare tracce e conseguenze, e in tempi ragionevoli, a quasi un anno di distanza dal disastro? Possiamo guardare a queste visioni come ad un futuro eventuale da non scartare a priori, se non al più realistico degli scenari? O forse questi progetti sono almeno utili ad accettare l’ipotesi che questo paesaggio non sarà più lo stesso di prima?
(photocollage di Vulmaro Zoffi – secondo premio)
Tra fine del mondo e la fine anno ci auguriamo, da ingenui, che cose così non succedano più, semplicemente. Così imprevedibili, inimmaginabili. E che in generale ci sia meno leggerezza da parte di tutti, e più consapevolezza del nostro paesaggio così meraviglioso, così delicato e così distrutto dall’ignoranza e dall’incoscienza di molti.
( illustrazioni di Francesco Tonnarelli – terzo premio ex-aequo)