In Messico, a pochi mesi dalle elezioni, alle stragi della droga si affianca lo spettro di un rapporto controverso tra il nuovo governo e il dissenso. Dopo una manifestazione pacifica agli inizi di dicembre, contro il presidente Enrique Peña Nieto, sono state arrestate decine di persone, in gran parte legate al movimento YoSoy132. Quattordici di loro, sotto lo sguardo attento della commissione dei diritti umani del Messico, stanno aspettando un giudizio.
La nascita di YoSoy132 – Lo scorso luglio, dopo dodici anni, in Messico è tornato al potere il partito repubblicano. Prima delle elezioni, un gruppo di studenti protestò contro il candidato (divenuto presidente il primo dicembre) Enrique Peña Nieto. I giovani volevano ricordare le durissime repressioni di cui era stato responsabile quando era governatore dello Stato di Messico. Nei giorni successivi lo staff di Peña Nieto dichiarò che a contestarlo erano stati pochi “finti studenti” e agitatori prezzolati. Alcuni studenti risposero con un video su youtube in cui si identificano declamando nomi e numeri di matricola. Erano 131. Il giorno successivo, con l’hashtag #yosoy132 (io sono il numero 132), in tanti manifestarono solidarietà al gruppo che diventò poi un vero movimento.
La manifestazione – Il primo dicembre, il movimento, che ormai ha assemblee in tutte le Università, ha protestato contro il neoeletto presidente. A Città del Messico c’è stata una manifestazione, cui hanno preso parte anche cittadini non direttamente riconducibili al movimento, per denunciare brogli elettorali e per chiedere un’informazione pluralista e di qualità. La protesta, pacifica negli intenti degli organizzatori, è degenerata in uno scontro tra alcuni manifestanti a volto coperto e la polizia. Settanta persone sono state arrestate per vandalismo e disturbo della quiete pubblica. Quattordici sono in carcere in attesa che venga aperto il giudizio. A difenderli saranno gli avvocati de La liga 1 de diciembre mentre la situazione è finita sotto la lente della Commissione per i diritti umani del Messico.
Chi è stato? – Il movimento ha rigettato veementemente qualsiasi accusa. «Alcuni erano studenti che manifestavano pacificamente – racconta L. P., uno dei contestatori -. Altri erano persone che si trovavano lì casualmente. Tutti sanno che c’erano infiltrati per far degenerare le cose». Lo scienziato politico Lorenzo Meyer, alla radio messicana, ha affermato che la manifestazione potrebbe essere l’espressione rabbiosa di una minoranza frustrata che non vede altro canale per dimostrare il proprio malcontento. Oppure potrebbe essere «qualcosa preparato dall’alto per screditare gruppi pacifici. Del resto in passato, i governi repubblicani hanno finanziato gruppi violenti affinché si infiltrassero nelle proteste studentesche». Il quotidiano Reforma Messico sostiene inoltre che otto membri detenuti di un gruppo anarchico locale aveva ammesso alla polizia, che erano stati entrambi pagati 300 pesos (circa 20 euro) per provocare violenza durante la manifestazione. L’articolo di Reforma, tuttavia, non ha fornito indicazioni in merito a chi e perché li avrebbe pagati.