Natale può essere molto molesto. E allora qualche istruzione per l’uso può tornare comoda per sopravvivere all’accerchiamento.
Evitare i ‘rutti’ via social
“Persino la mia anima e’ sopraffatta dal cibo”. Questo il tweet lanciato da Antonio Polito, Corriere della Sera, il 25 dicembre. Oppure, il giorno dopo, Santo Stefano, un mio – molto meno noto – amico posta su facebook così: “con la scusa di consumare i resti, si mangia più che a Natale”.
Eh già, i profili dei social sono invasi dagli sfiniti delle mense, danno voce alle loro lamentazioni, ospitano l’esperienza viva delle loro sofferenze, tremano per i loro incontenibili rigurgiti. A partire dal più umile manovale di Fb al più nobile vip devoto al cinguettìo, nessuno si salva: è Natale e il rutto libero di fantozziana memoria impazza. In una forma nuova, certo, perché è un rutto ‘liberato’ sui social media. Amiche e amici, il ruttino si fa in solitudine. Se proprio soffrite le pene della digestione evitate di condividerle con noi, vostri compagni di sventura.
Per il prossimo anno il suggerimento è chiaro: metteteci a parte del menu, piuttosto. Il menu mette allegria e può dare qualche buona idea per non ripetere per il decimo anno di fila la solita lasagnona della nonna. Un esempio? “Antipasto calabrese, risotto, pepata di cozze, cozze al gratin, polpettone di tonno, patate al forno, frittura di gamberi. Eh sì, più sobrietà quest’anno” (cit. Manuela Sammarco): questo si che è un post!
Lanciare agende è contro la concorrenza
Il senatore Monti non poteva essere più tempestivo. Lanciare un’agenda erga omnes nei giorni della vigilia, in tempo utile per i regali di natale! E con una settimana a disposizione per sbancare nei dibattiti fino a Capodanno! Davvero diabolico…
Certo, un regalo da bancario, più che da banchiere, diciamolo: un po’ déjà vu. Ci fa ricordare quelle orrende agende in pelle color cacca che la filiale di ogni istituto di credito che si rispetti propinava con grigia puntualità. In tempi di vacche grasse le agende divennero arancioni o verdi fluo; in tempi di austerity rischiano di sparire.
Ma per fortuna c’è Monti. E rilancia un oggetto di culto. Con gravi turbamenti dei mercati, però. Eh sì, perché l’agenda Monti a Natale è un duro colpo alla concorrenza. Come fai a comprare una moleskine, una lègami, una quo vadis, una piquadro, dopo che è uscita l’Agenda Monti? E, soprattutto, che figura fai fare ai partiti italiani che hanno tutto – apparati, tv, candidati, clientele – meno che un’agenda politica pronta all’uso? In questo Monti mostra il piglio del monopolista. Un po’ sgarbato, dai. Mai regalare agende politiche a Natale.
Citare le Scritture, ma senza diluvio universale
Qualche amico credente che non gli par vero di spiattellare gli studi di una vita. Quale migliore occasione del Natale, vuoi mettere? Un salmo biblico ben ritmato, un’omelia per la notte ben costruita, il brano evangelico sulla famigliola a Betlemme. Citazioni che se provassi a farle durante l’anno ti prendebbero per matto, a Natale diventano vere e proprie hit.
E così, l’osservante praticante può finalmente godere di un momento personale di gloria, per intercessione della “Gloria”, quella vera. Natale è tempo di rivincite: anni di conoscenze acquisite sul campo – ritiri spirituali con i ragazzi di azione cattolica, trekking oranti degli scout, vespri cantati tra gli studenti cattolici, veglie di preghiera ecumeniche – esplodono finalmente in uno tsunami di citazioni.
Le bacheche di Fb a malapena resistono ai flutti. C’è chi riesce a citare in un solo post un brano di un evangelista, la voce di un salmista, l’omelia di un padre della Chiesa, la preghiera natalizia di un papa… A questi amici diciamo: cari, le vostre bacheche le leggiamo anche noi, perché farne un diluvio universale? Il bello di una citazione è questo: si segnala la fonte (volendo, il link) e poi uno se la legge, se vuole. Ricordatevene il prossimo Natale…
Salvate il soldato consumer
“Ricordati che devi morire”, diceva l’ottuso predicatore all’esilarante e mansueto Massimo Troisi di “Non ci resta che piangere”. Un ammonimento che pare risuonare nelle invettive contro il consumismo dei regali che i moralisti di tutte le fedi e di tutti i colori ci infliggono puntualmente, ad ogni Natale.
La buona azione del prossimo anno potrebbe essere: fare pulizia di questi sermoni. In fondo, Natale è da sempre – anche prima della cristianizzazione della festa del ‘sole invitto’ – la festa della luce che vince sul buio. E ‘luce’, per l’umanità, ha sempre voluto dire: fertilità della terra, raccolta delle messi, doni della natura, libertà dal bisogno. In una parola: abbondanza. Viceversa, il ‘buio’ è sempre coinciso con la paura dei predatori, il terrore per l’ignoto, la schiavitù della fame. In una parola: miseria.
Sacerdoti, dottori della legge, intellettuali, pubblicani: per loro il popolo è sempre bue. Ma un popolo libero dal bisogno, poi, che te ne fai? Come potrai manipolarlo e condurlo? C’è sempre qualcuno che ti ricorda che ‘devi morire’, anche in quell’unico giorno che ti è dato per festeggiare… Magari lo stesso che – oggi che siamo depressi – si lagna perché c’è la crisi, siamo tutti più poveri e non possiamo più consumare come nelle feste passate: eh no, eh? Oltre al danno la beffa?
Costoro diano l’esempio, dunque: facciano festa, il prossimo natale, nel buio umido di una caverna gelata. E senza regali.
Le primarie e gli abusivi delle feste
Ha scritto bene Rosario Ceraolo, direttore del Cesv di Messina, sulle primarie nella sua città: “Mi pare che la pezza (le primarie) sia peggiore del buco (il porcellum, attuale legge elettorale). E poi quale partecipazione, quale democrazia diffusa, quale scelte dal basso se a decidere i candidati sono i soliti pochi noti ed a votare solo quelli che si sono iscritti per le primaria di qualche settimana fa e gli iscritti al partito?”
E ancora: “Non ci voleva molto a capire che era fumo negli occhi per annebbiare la vista a ‘creduloni’ partecipanti ed ‘ingenui’ organizzatori. Contesto un metodo che non va oltre il proprio interesse personale (la propria candidatura), che non sa, o non vuole, guardare anche alle molte risorse presenti nel territorio, che magari sarebbero disposte a mettersi in gioco. Ci vuole ben altro per essere un partito del cambiamento, che ascolta il territorio e le persone che lo abitano, che organizza gli interessi (non quelli personali), li fa diventare progetto politico e programma per la città in modo condiviso e diffuso”.
Voglio vedere il prossimo che parla di ‘festa della democrazia’. Non è che diventa una festa perché la piazzi tra Natale e Capodanno, eh? E poi, se proprio vuoi festeggiare con gli italiani, falli votare no? Tra Natale e Capodanno festeggiano tutti… A noi le feste esclusive non sono mai piaciute.
Di bambinello ce n’è soltanto uno
Ok, eri l’Unto del Signore, non c’è ombra di dubbio: altrimenti non stavi vent’anni sull’onda. La fiammella dello Spirito santo si era posata su di te e parlavi con il linguaggio della ggggente: anche questo è provato. Hai fatto anche miracoli, è vero. Ecco alcuni esempi: hai scippato la villa di una antica famiglia lombarda, nobile e liberale, e l’hai trasformata in un bordello a camere aperte; hai ridotto l’Italia a zimbello d’Europa; la corruzione, nei tuoi anni di governo, è cresciuta peggio che negli anni di Tangentopoli, portando il nostro paese al 72° posto nel mondo; grazie alla tua sistematica assenza di decisioni hai dilapidato in pochi anni i risparmi degli italiani che oggi fanno i conti con una crisi che avevi sempre rinnegato.
Ehi, Silvio! Hai fatto la fine di Pato, il “papero”. Una grande promessa mancata. Sempre indisponibile per guai fisici. Mai concentrato. Eternamente indolente. Con il (anzi, ‘la’) morale sotto i tacchi. I tuoi muscoli non reggono più la competizione. I papaveri sono alti, alti, alti, ma tu sei piccolino, sei nato paperino. Potevamo venderti ai francesi, ma neanche questo, quanti soldi sprecati…
E ti fai pure la campagna elettorale a Natale, a reti unificate, imperversando barbaricamente nei talk show? Eccola qui, la tua ultima epifania: versione Gesù Bambino. Eh no, dai. Ma non vedi che ti ridono dietro perfino quei codardi dei conduttori? Li hai rivisti dopo le puntate? Il bue se può ti incorna, l’asinello ti prende a calci nel sedere. Ricordatelo, al prossimo Natale: altro che Gesù, hai passato una vita da Barabba. Il popolo ti salvò dai tuoi delitti: accontentati.