Nel mirinoStanley Greene a Milano: un workshop da non perdere

  photo by Stanley Greene - San Francisco - 1980 Venerdì 1 febbraio a Milano da Linke Lab presenterò Stanley Greene e Teun Van der Heijden che terranno, nei due giorni successivi 2 e 3 febbraio, u...

photo by Stanley Greene – San Francisco – 1980

Venerdì 1 febbraio a Milano da Linke Lab presenterò Stanley Greene e Teun Van der Heijden che terranno, nei due giorni successivi 2 e 3 febbraio, un worskhop che gli appassionati di fotografia non dovrebbero proprio perdersi.

Venerdì siete tutti invitati e potrete anche visionare una mostra di Greene che sarà allestita per l’occasione negli spazi di Linke, mentre per chi volesse partecipare al workshop deve scrivere a [email protected].

Black Passport – scene 3 – East Berlin – november 1989

Devo dire che sono molto curiosa di conoscere Stanley e Teun, che avrò anche l’onore di intervistare per Vogue.it.

Quando Loris Savino, fotoreporter e creatore di Linke, mi ha parlato della sua iniziativa di invitare Greene e Van der Heijden a Milano gli ho subito chiesto di fare da intermediario per permettermi di conoscerli e intervistarli e così una mattina di una decina di giorni fa squilla il telefono in redazione, sento una voce morbida, musicale “Hi, may I speak to Alessia Glaviano, I’m Stanley Greene”, e cosi abbiamo chiaccherato un po’ e ci siamo dati appuntamento al 1 febbraio.

Black Passport – scene 7 – Moscow – 1993

Per chi non lo conoscesse, Stanley Greene è un mostro sacro del fotogiornalismo: classe 1949, nato a Brooklyn e cresciuto nel mondo, ha iniziato la sua carriera di fotoreporter quarant’anni fa dopo una breve parentesi dedicata alla fotografia di moda.

Black Passport – scene 7 – Moscow – 1993

Greene, che ha appena ottenuto il grant dell’Aftermath Project 2013 con il suo progetto sulla Cecenia, ha vinto cinque World Press Photo, il prestigioso W. Eugene Smith Grant per la fotografia umanistica e innumerevoli altri premi internazionali.

Black Passport – scene 8 – Rwanda – 1994

Il suo lavoro è stato pubblicato da tutti i più importanti magazine internazionali e ha fondato l’agenzia Noor, di cui è membro.

Nel corso della sua carriera Greene ha coperto instancabilmente molti paesi devastati della guerra fra cui Croazia, Kashmir, Azerbaijan, Georgia, Iraq, Lebano, Rwanda e Somalia.

Black Passport – scene 9 – Chechnya – 1996

Teun Van der Heijden è un graphic designer che ha lavorato a lungo con molti fotografi fra i più stimati a livello internazionale. I suoi libri hanno vinto molti premi, fra cui il POYi (Picture of the Year international).

Teun da dieci anni progetta il catalogo annuale e supervisiona tutti gli aspetti relativi alla comunicazione del World Press Photo.

Black Passport – scene 9 – Chechnya – 1996

Insieme Stanley e Teun hanno prodotto un libro – Black Passport – che è diventato un best seller e ne hanno in cantiere un altro di cui ci parleranno durante il workshop.

Quindi nel workshop fra le altre cose Greene e Van der Heijden potranno darci il loro punto di vista sugli ingredienti necessari per fare un buon libro in un mercato come quello contemporaneo in cui l’oggetto libro diventa sempre più il mezzo d’elezione per poter attirare l’attenzione su una storia.

Ho sfogliato e letto Black Passport ieri, una copia ormai preziosa visto che la versione inglese è sold out.

E’ un libro audace, intelligente, sincero.

Nell’epilogo Teun racconta come l’idea del libro si sia modificata strada facendo, trasformandosi dalla creazione di un romanzo da illustrare con le fotografie di Stanley al racconto della vita di Stanley stesso perché il personaggio che avrebbe voluto inventare attorno al quale far ruotare la storia corrispondeva proprio a Stanley.

Black Passport – scene 16 – Putin’s Russia – 2002

Teun, nella sua esperienza decennale con il World Press Photo, parla della sua fascinazione per i war photographers, questi “eroi” che alla cerimonia di premiazione del WPP “always look different, heroic even”.

Per Teun questo libro è stato l’occasione per studiare un aspetto molto particolare di questi eroi dell’obiettivo.

Black Passport – scene 13 – Kristel and russian women – Moscow – 1998

Van der Heijden ha intervistato lungamente Greene per un arco di tempo di tre anni, insieme hanno editato il materiale di una vita di Stanley, il risultato è Black Passport, in cui il privato di Stanley convive e si interseca con la sua professione senza soluzione di continuità anche perché non sarebbe possibile capire l’uno senza l’altra.

Black Passport – scene 15 – Anna – moscow – 2002

Black Passport è un diario fotografico, in cui le immagini e i testi scandiscono i diversi capitoli della vita di Greene, è costruito in ordine cronologico ma ci sono anche dei flashback come in un film – o nella nostra memoria. Si’ perché Black Passport sembra quasi un modo per Stanley di fare un punto con se stesso, di ripercorrere le tappe che lo hanno reso l’uomo che è dando il giusto peso a tutti i fattori.

Black Passport – scene 18 – San Francisco – Flashback – 1979

Nella prefazione Stanley avverte a proposito della fotografia di guerra che se si è fortunati si può resistere otto anni, “if you stay at it longer than that, you turn, and not into a beautiful butterfly. You really turn. I see it in myself, and I see it in all my friends and colleagues”.

Black Passport – scene 16 – Putin’s Russia – 2002

La prima scena di Black Passport si apre a Parigi, 1986, dove Stanley lavorava come au pair in una famiglia borghese, il sipario si cala in Afghanistan, 2008, scena 26 .

In mezzo il matrimonio fallito, le guerre, gli amori, tutto si mischia in un caleidoscopio di esperienze e emozioni narrate da Stanley a Teun come si farebbe con un caro amico la sera dopo aver bevuto un paio di bicchieri, senza freni, senza falsi pudori.

Black Passport – scene 20 – Iraq Reload – 2005

“Photography is my language and it gives me the power to tell what otherwise is not told. Eugene Smith told me that vision is a gift, and you have to give something back. It is not the bang bang that compels me. It never was. At the end of the day it is not about death, it is about life”.

Black Passport – scene 22 – USA – New Orleans – Katrina – 2005

Black Passport è un libro stupendo, per le fotografie, i testi, l’impaginazione, tutto è perfetto, e a differenza di molti altri libri di reporter dopo averlo sfogliato e letto ti sembra di conoscerlo Stanley, di averli bevuti anche tu quei due bicchieri con lui e Teun, è un libro intimo, confidenziale.

A incontrarlo per strada Stanley sembra una rockstar, ed effettivamente lui la macchina fotografica la suona, c’è la musica nelle sue immagini.

Black Passport – scene 24 – Lebanon – 2006

Dopo aver letto Black Passport quello che penso è che Greene sia un uomo libero, che i suoi fantasmi li ha guardati bene in faccia e sa esattamente come si chiamano, lui l’etichetta di eroe non se la lascia affibbiare.

“It’s the intensity of life in the war zone. The heightened sensations brought on by the nearness of death and the determination to do good”.

Black Passport – scene 23 – Mexico – Al – 2005

“War is the purest form there is. In war, you don’t have editors, girlfriends, or bad news from home. It’s just you. It’s you surviving with other people surviving. Like all of the sudden everybody is caught up in this thing…life at that time is magical. It is less complicated. It is about walking or standing still (…) There is a kind of Zen to it. You become totally in tune with yourself, your camera, your body.”

Ci vediamo da Linke.

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