Amore senza confiniAl rogo i libri e in gabbia i cervelli

Sì, lo so, tra i propositi per questo nuovo anno mi ero ripromessa di evitare le “maestrine saccenti” (vedi post precedente) o comunque qualsiasi discussione che si profilasse sterile, con persone ...

Sì, lo so, tra i propositi per questo nuovo anno mi ero ripromessa di evitare le “maestrine saccenti” (vedi post precedente) o comunque qualsiasi discussione che si profilasse sterile, con persone che non hanno la minima voglia di confrontarsi e dialogare, se non con se stesse (e a questo punto il monologo lasciamolo a loro).

Ma sembra che non possa proprio farne a meno: qualche giorno fa, ho suggerito di leggere il libro “Ragazze di Riad”, che ho trovato carino, soprattutto considerando il fatto che è scritto da una ragazza saudita, e quindi dà un punto di vista interno dell’alta società di quel Paese. Apriti cielo!! La ragazza in questione ha subito ribadito che

“quella specie d’ammucchiamento cartaceo (che tu chiami disgraziatamente LIBRO) non è altro che l’ennesimo luogo comune che si possa nauseantemente leggere.
Io l’ho bruciato giorni fa…. assieme ad altre perle della serie: SIETE MUSULMANE, SIETE SOTTOMESSE. Ma c’è ancora chi li legge??”

continuando dicendo che questi obbrobri non sono nient’altro che opera di Sheytan, del diavolo, e quindi come tali meritano di essere mandati all’inferno con un bel rogo casalingo.

Da una parte non ha tutti i torti: i libri della serie “bruciata viva” e via dicendo, invece di contrastare i pregiudizi, non fanno che rinforzarli. Ma bisogna anche dire che quei libri “da sottomesse in su” spesso descrivono realtà (scomode) esistenti in diversi Paesi, che non c’entrano con la religione, ma spesso gli autori devono avere un ritorno economico considerevole e trovare l’editore disposto a pubblicarlo e, dato che dopo l’undici settembre il nemico numero uno è diventato l’Islam, c’è la tendenza a far vedere che ciò che accade di negativo è Islam, quando no lo è. Spesso religione e tradizione si mischiano in un poutpourri che dà pessimi risultati. Vero anche che certe storie sono ricamate e gonfiate, ma da qui a negare che certe realtà esistano vuol dire proprio avere… le fette di salame (halal of course) sugli occhi…

E poi, arrivare a bruciare un libro è davvero troppo. Che senso ha? Se proprio non piace, basta smettere di leggerlo e basta. Il punto in realtà è un altro: chi ragiona in questo modo, temendo di leggere o guardare certi film, ha paura di confrontarsi col mondo. Perché i tanto decantati valori che dice di avere in realtà sono fragili come un castello di sabbia: se i miei valori sono saldi, non si lasciano facilmente influenzare; se faccio funzionare il mio cervello, se so di sapere distinguere quello che è giusto da quello che è sbagliato… non ho certamente paura di leggere un libro, neanche se fossero i versetti satanici.

Quest’episodio mi ha fatto venire in mente il dibattito attorno alla Divina Commedia. Per chi non lo sapesse, infatti, il profeta Muhammad è collocato nell’inferno dantesco. Avevo letto una discussione in cui molti musulmani di seconda generazione chiedevano di togliere la lettura del relativo canto nelle scuole superiori. Io non sono d’accordo. Ricordo quando, alle superiori, la mia amica, musulmana, si fosse arrabbiata per quello che aveva letto. La professoressa era del tutto impreparata: non aveva saputo spiegarle perché il suo amato profeta fosse collocato lì. Ormai le classi sono sempre più multietniche, e credo che la questione si possa risolvere facilmente. In primo luogo, spiegando ai ragazzi che bisogna sempre contestualizzare l’opera: Dante colloca Muhammad nell’Inferno perché a quel tempo qualsiasi religione che non fosse quella cristiana era considerata eretica.

Ma togliere dal programma di italiano questo canto sarebbe inutile. I ragazzi si devono abituare sin da subito a riflettere, a contestualizzare, a usare la testa, a confrontarsi. E la scuola deve dare gli strumenti giusti per farlo. Perché quando questi ragazzi usciranno dalle mura scolastiche, si confronteranno con un mondo che a volte è molto più crudele di Dante. Se loro non sanno partire dalle piccole cose, non sapranno poi affrontare il resto.

E ritorniamo al discorso di prima: se i miei valori sono saldi, se la mia fede è forte, se io so che il posto di Muhammad non è nell’Inferno, perché devo temere la sola lettura di un testo?

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