I bambini sicuramente non sanno la straordinaria complessità etno-antropologica che sovrasta la figura della nonnina che la notte tra il 5 e il 6 gennaio dopo aver volato a cavallo di una scopa s’infila nel camino per recare dolci, frutta secca e doni. Qualcosa invece doveva saperne Shakespeare, autore della Notte dell’Epifania o Dodicesima Notte (1599). Compitando sulle dita è proprio di 12 giorni la distanza temporale che intercorre tra la notte di Natale e il giorno dell’Epifania.
In questo libro dei fratelli Manciocco (Claudia e Luigi Manciocco, Una casa senza porte, Melusina, Roma 1996 adesso in L’incanto e l’arcano. Per una antropologia della Befana, Armando Roma, 2007) vengono rintracciati con estrema puntigliosità accademica (il tema, apparentemente secondario ha invece grande rilevanza etnologica), tutti i significati volteggianti attorno alla vecchia un po’ nonna e un po’ strega. Tra i possibili significati cabalistici (dodicesima notte dopo il solstizio d’inverno e dunque contrapposizione di una festa ” lunare” a una “solare”) e magico-astrali (i Re Magi, la stella cometa), gli autori prescelgono decisamente l’ipotesi che la festa sia un lascito dell’antichissimo culto dell’antenato, proveniente dall’Asia Minore e diffusosi in tutto il bacino del Mediterraneo e oltre. La figura della Befana viene saldamente ancorata alla credenza dell’antenato che ritorna a trovare i superstiti attraverso il foro praticato sui tetti e che serviva da accesso alle abitazioni oltre che alla fuoriuscita dei fumi del focolare e del forno. Gli scavi a Catal Hüyük, odierna Turchia, mostrano le case prive di porte – donde il titolo del libro – alle quali si suppone si accedesse con scale ritraibili dalla sommità.
Che poi il termine Befana sia corruzione popolaresca dell’originario latino epiphania e greco epiphaneia (apparizione di Cristo ai Re Magi) vi è nel libro discusso ampiamente. Gli autori pur non negando del tutto tale corruzione prospettano un «trattamento etrusco» della medesima e dunque l’esistenza di un termine preesistente all’epoca tardo imperiale latina da riconnettere alle dee anatoliche e mesopotamiche Baba e Buba e ad una fortuita omofonia col termine Epifania.