Non è frequente che un libro di storia della scienza entri di diritto nell’attualità dei media, specialmente se si occupa di questioni tecniche tra XVII e XIX secolo. Ancora minori sono le possibilità quando l’attenzione – com’è ovvio – è tutta rivolta al mondo della politica come in questi mesi. Eppure in questo periodo mi è capitato tra le mani un libro interessante, scritto da Dario de Santis, un giovane ricercatore in storia della scienza all’Unviersità di Bologna, che merita almeno un post su questo blog. Perché è una storia della fecondazione artificiale, nata dalla curiosità intellettuale di chi di fronte a un’innovazione si domanda quale ne sia l’origine.
E la storia raccontata da I fabbricanti di uomini. Storia delle prime fecondazioni artificiali sul genere umano è una storia che non è (o non dovrebbe essere) così lontana dalla politica italiana di oggi. Tanto che tra le domande che i giornalisti scientifici italiani, attraverso lo sforzo degli amici di Dibattito scienza, hanno sottoposto ai cinque canditati alle primarie del centrosinistra, la fecondazione assistita (come la chiamiamo oggi) era tra i temi. E all’interno di questo tema, era inevitabile che si chiedesse quale fosse la posizione dei candidati sulla legge 40, quella che dal 2004 norma la “procreazione medicalmente assistita”. Da quando è entrata in vigore è fonte di forti dibattiti tra chi sostiene che sia una limitazione ingiustificata dei diritti degli italiani e chi invece, come coloro che l’hanno promulgata, si pone dalla parte dell’embrione, interpretato come “soggetto debole” da tutelare a discapito del diritto alla salute della donna e della libertà di scelta.
Fin da quando William Harvey, medico inglese noto per aver descritto per primo la circolazione sanguigna, si è occupato di studiare la fecondazione artificiale sulle cerve del parco reale inglese nel XVII secolo, fino alle scoperte legate lla FIVET che sono valse a Robert Edwards il premio Nobel nel 2010 il dibattito scientifico e quello etico-politico hanno sempre proceduto parallelamente. Ci si è domandati se la fecondazione articiale non fosse un azzardato sostiuirsi al ruolo di Dio, oppure in che momento l’anima avrebbe preso dimora nel corpo del nascituro. Domande, come si può vedere, che non sono molto distanti da quelle che ci si pone ancora oggi, qualche secolo e migliaia di studi dopo. Rileggere, o leggere per la prima volta, questa storia che, come si premura a dire l’autore, non è che un inizio di un’indagine storica, non svela chi si possa attribuire la prima fecondazione artificiale riuscita, ma sicuramente aiuta a mettere in prospettiva il dibattito di oggi. E se è vero che la storia è maestra, dovrebbe almeno aiutare a non commettere gli errori del passato. Putroppo non è sempre stato così. (marco boscolo)