Zhongnanhai e dintorniCina, pena di morte e doppia morale

"Il 21 dicembre scorso in Cina sono state eseguite sei condanne a morte: Zeng Si-ru, Hung Ming-tsung, Huang Hsien-cheng, Chen Chin-huo, Kuang Te-chiang Te e Tai-ying sono stati spediti all'altro mo...

Il 21 dicembre scorso in Cina sono state eseguite sei condanne a morte: Zeng Si-ru, Hung Ming-tsung, Huang Hsien-cheng, Chen Chin-huo, Kuang Te-chiang Te e Tai-ying sono stati spediti all’altro mondo, con il classico colpo alla nuca e nel cuore, in tre diversi penitenziari del Paese. E questo nonostante la volontà più volte proclamata dalle autorità locali di porre fine a questa pratica. Stupisce il quasi assoluto silenzio della stampa italiana e delle sue principali testate di fronte a questo nuovo atto di barbarie e inciviltà perpetrato da uno Stato che, nonostante i successi economici, ancora presenta seri problemi nel rapportarsi con i diritti umani. La spiegazione di questo silenzio è una sola: i Paesi democratici dell’Occidente, e l’Italia tra questi, hanno sacrificato da ormai troppo tempo i loro principi e valori di libertà sull’altare della convenienza economica e dell’utilità politica. Stupisce che in Italia ci siano ancora intellettuali e giornalisti che sostengono e difendono un sistema politico responsabile di tali atti e che non rinuncia, nonostante i proclami di riforma, ad una politica interna autoritaria. Gli stessi intellettuali e giornalisti, ancora legati a ideologie criminali e defunte, sempre pronti, invece, ad alzare il dito solo e soltanto contro gli Stati Uniti. Chiediamo al nostro governo di condannare duramente il governo cinese minacciando di interrompere di sospendere i tanti – troppi – accordi di collaborazione culturale e invitiamo le tante organizzazioni di cittadini, sorte in difesa dei diritti umani, ad avviare una campagna di sensibilizzazione e di protesta. Vi aspettiamo tutti per un sit-in di protesta alle 14 del xxx di gennaio in via xxx a Roma.

POSCRITTO

Questa sarebbe stata la tipica reazione se le esecuzioni capitali fossero avvenute nella Cina popolare e non, come invece è realmente avvenuto, ella Repubblica di Cina che ha sede a Taiwan e dove, nell’estate del 2012, il governo ha ammesso di aver mandato sul patibolo un ragazzo innocente. Invece, solo silenzio. Questo sì, di convenienza politica. Un pezzo di storia di doppia morale.

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