Il Barcellona è la squadra che sta caratterizzando il calcio contemporaneo con le sue vittorie (dal 2006, 4 campionati spagnoli, 3 Champions League e 2 Mondiali per club) ma il suo stile di gioco non è imitato dalle rivali. Una sola formazione imposta le partite allo stesso modo, ed è la Nazionale spagnola (dal 2008, 2 volte campionessa d’Europa e 1 volta campionessa del Mondo) ma forse non fa testo, essendo formata nella sua ossatura dagli stessi calciatori.
La base del calcio barcelloniano è il passaggio, ovvero il «toque». In una partita media, i giocatori del Barcellona ne effettuano 754, ovvero circa 8,5 al minuto, con una percentuale di precisione dell’89,9%. In Europa nessuno gioca a quel ritmo. La 2ª squadra in questa specialità, secondo i dati dell’agenzia di rilevazioni Opta, è il Bayern Monaco, che di passaggi ne effettua 590 a partita, cioè 6, 5 al minuto. Tutta un’altra cosa.
Una sintetica presentazione di cosa sia il toque nella filosofia del Barcellona si trova sulla pagina della Wikipedia dedicata alla squadra. Lì si capisce da dove viene questo tipo di gioco, che a Barcellona applicano tutte le squadre della società a partire dal settore giovanile, e quali allenatori lo hanno adattato alla prima squadra negli ultimi anni – in particolare Frank Rijkaard dal 2003 e Pep Guardiola dal 2008, cioè un olandese e un catalano: a dimostrazione che il toque non è una cosa su base etnica o che possa essere praticato soltanto da un certo tipo di giocatori, bensì è un’idea generale.
In sintesi, la squadra mantiene il possesso di palla il più a lungo possibile, e la fa girare vorticosamente tra i propri giocatori, ognuno dei quali la tiene soltanto pochi istanti prima di darla a un compagno. Il ritmo di gioco diventa così altissimo, perché 8,5 passaggi al minuto significano che ogni giocatore gestisce il pallone per meno di 7 secondi – tutto compreso, cioè ricezione, controllo, sguardo per verificare dove siano i compagni liberi e scarico a uno di loro.
Mentre tutto questo succede, in pratica gli avversari non possono combinare niente. Non contrastano, perché non riescono quasi ad avvicinarsi al portatore di palla che questo ha già passato. Non fanno fallo, perché se non si avvicinano non possono nemmeno toccare – a meno di non fare i veri bastardi a pallone lontano e quindi commettere fallo. Ma una squadra che applichi il toque di falli ne subisce meno di una che giochi in altra maniera, il che tra l’altro è positivo per la salvaguardia fisica dei propri giocatori.
Secondo i dati Opta (visibili a questo link) nella partite della Liga spagnola si effettuano in media 819 passaggi a partita. Se in campo c’è il Barcellona, che ne fa 754, significa che gli avversari ne fanno 65, in pratica meno di 1/10. I principali avversari in patria del Barcellona, i Blancos del Real Madrid, di passaggi ne fanno poco più di 450 in media a partita.
Il dominio concettuale del Barcellona è confermato dal fatto che quello spagnolo non è il campionato con più passaggi a partita: prima in questa specialità c’è la Premier League inglese, con 857 passaggi a partita, seguita dalla Bundesliga tedesca con 840. Gli 819 passaggi spagnoli sono quasi quanti quelli della Serie A italiana, che sono 815.
Però la squadra inglese che effettua di suo più passaggi è il Manchester City, che ne fa 549 lasciandone quindi 308 agli avversari. In Germania il Bayern Monaco è a 590 passaggi, cioè ne lascia 250. In Italia la Juventus è a 507 passaggi, cioè ne lascia 308.
Rispetto al Barcellona, sembra che tutti stiano giocando un altro sport.